Il regista Fabrizio Varesco e 15 anni di «doc» alla rassegna del PalaCongressi
Elena Nencini
E’ un bel traguardo per il regista e curatore della rassegna «Per non morire di televisione» che la manifestazione compia 15 anni: due fine settimana venerdì 10 e 17, sabato 11 e 18 dedicati alla settima arte a palazzo del cinema e dei congressi di largo Firenze per vedere alcuni fra i più interessanti documentari d’autore prodotti in Italia e all’estero recentemente. Quest’anno la rassegna si concentrerà sulle arti visive del Novecento e contemporanee e il loro impatto sulla società e sulle biografie degli artisti.
Si parte da casa nostra con Guido Guidi che racconta la sua vita e la scoperta della fotografia, passando a un’icona del mondo dell’arte come Peggy Guggenheim, a Robert Mapplethorpe artista controverso, che è riuscito a trasformare la fotografia contemporanea in arte. Come spiega il curatore: «La linea guida è tematica, il racconto dell’arte attraverso il cinema, in particolare con un occhio alla fotografia con il documentario su Guidi che sarà in sala». Ma non solo di artisti si parlerà perchè i temi affrontati sono anche “pezzi” di Storia del Novecento come il film di Gandini sul concetto di famiglia in cui Zygmunt Bauman, il sociologo della Società Liquida, parla di cambiamenti sociali, solitudine e indipendenza. Porno & Libertà di Carmine Amoroso è una storia tutta italiana su una ribellione contro censura e senso del pudore per parlare di sessualità e amore. La curiosità è sicuramente Elstree 1976, omaggio a Stars Wars e a quelle comparse nascoste sotto i caschi dei soldati imperiali: Jon Spira ne rintraccia 10 quattro decenni più tardi.
Varesco cosa è cambiato da quando avete proposto per la prima volta questa rassegna?
«Abbiamo iniziato 15 anni fa quando il genere documentario era invisibile, alla sala 12 del Cinema city, i registi che invitavamo si sentivano colpiti, eravamo i primi in Italia a proporre i documentari in sala. È cambiato molto perché ci sono doc che hanno vinto oscar o festival come Fuocoammare o le opere di Michael Moore. Il documentario non è più un genere, ma vero e proprio cinema. E lo stesso cinema si è nutrito molto di questo linguaggio cinematografico, il linguaggio della verità. Per quello che riguarda Ravenna molti hanno cominciato a fare rassegne di doc, come il Cisim, ed il pubblico ha imparato a riconoscere questo genere, non piu relegato in una nicchia, poco distribuita».
Per il futuro?
«Speriamo di continuare a farlo. Fare cultura sul contemporaneo è sempre molto difficile anche perché spesso si privilegiano altre forme di arte. Il cinema nella nostra città avrebbe bisogno di avere più risalto».
Il programma
Venerdì 10
ore 20.30 Guidi Guidi - Cose da nulla di A.Cordelli e D.Pezzi. A seguire Mapplethorpe: look at the pictures di F. Bailey e R.Barbato.
Sabato 11
ore 20.30, La teoria svedese dell’amore di E.Gandini (Svezia); ore 22.15 Porno & Libertà di C. Amoroso.
Venerdì 17
ore 18 Todos son Mis Hijos (Sono tutti miei figli) di R.Soto Uribe; ore 20.30, Peggy Guggenheim: Art Addict di L.I. Vreeland; ore 22.15, David Lynch: The art life di J.Nguyen, R.Barnes, O.Neergaard-Holm.
Sabato 18
ore 20.30, Elstree 1976 di J.Spira; ore 22.15, Hitchcock/Truffaut di K.Jones.