Carofiglio interviene all’ospedale di Ravenna e a Palazzo Vecchio a Bagnacavallo
Elena Nencini
Il suo personaggio più famoso è sicuramente l’avvocato Guido Guerrieri, ma Gianrico Carofiglio ha esplorato tanti campi della letteratura, dal saggio al romanzo alla graphic novel, e ha vissuto tante vite, da magistrato a politico e scrittore. A Ravenna presenterà il romanzo Le tre del mattino domenica 10 alla sala conferenze Dea dell’ospedale Santa Maria delle Croci, alle 14.45 per la rassegna Rianimazione letteraria di Livia Santini. La mattina sarà invece a Bagnacavallo, alle 11.30 a Palazzo Vechio, per presentare il saggio Con i piedi nel fango, su politica e verità.
«Un saggio e un romanzo, in effetti non sono metodico - dice Carofiglio -, non organizzo la giornata e i tempi dello scrivere, tendo a procrastinare fino a quando un impegno non mi obbliga e allora non ho scampo. Però è vero che a volte scrivo più cose in contemporanea, magari ne comincio due insieme per sfuggire alla prima e poi mi ritrovo con entrambe finite. Paradossalmente, ero più ordinato quando facevo il magistrato: avendo buona parte della giornata occupata dal lavoro d’ufficio ero costretto a organizzarmi. Ora sono a mio agio nel caos».
Le manca il lavoro da magistrato?
«Mi manca, ma ho fatto bene, sono convinto. Le due cose erano incompatibili, il criterio per metterle insieme era semplice: prima il magistrato, poi il tempo libero. Dopo il rientro da senatore, mi sono reso conto che il rischio era fare lo scrittore come primo lavoro e il magistrato come secondo. Quindi ho deciso di smettere. Non ho mai lasciato una persona in carcere più di quanto gli spettasse».
Uno scrittore di riferimento?
«Sono tanti. Mi piacciono autori come Kafka, oppure Dostoevskij, letto a scuola, ma riletto oggi mi è piaciuto meno, come pure Tolstoj. Sono scrittori che hanno cercato di farci detestare a scuola, eppure I Promessi sposi è un libro fenomenale. Fuori da quel contesto capita di scoprire addirittura l’umorismo sottile di Manzoni».
«Le tre del mattino» ha risvolti autobiografici?
«Tutto quello che uno scrive lo tocca sul personale. E’ bene che gli influssi personali sulla scrittura non siano del tutto percepibili allo scrittore, ma che siano di fiumi carsici, che arrivano, anche se non si da dove. Ci sono di sicuro elementi personali, come negli altri romanzi, ma solo dopo ti accorgi, rileggendo, che alcune influenze sei in grado di ricostruirle. In questo romanzo il padre suona il piano; solo a posteriori mi sono ricordato che anche mio padre lo suonava. Non l’ho pensato, ma l’ho scritto. La cosa bella di questo libro è che il giorno prima sarò a Padova, a un convegno di epilettologi. A malati e medici interessa il modo in cui racconto questa malattia nel libro. Alcuni incontri con persone malate sono stati emozionanti. Una signora epilettica mi ha detto: “mia madre non riusciva a capire che tipo di malattia avessi. Adesso che ha letto il libro ha capito. La ringrazio”».
Emozionante?
«Uno scrive essenzialmente per questo: andare a colpire dove di solito non si arriva. Il resto è accessorio».
La parola che importanza ha?
«Mi interessa la sua “responsabilità”.Bisognerebbe trattare le parole con rispetto, Primo Levi diceva: “dobbiamo rispondere di quanto scriviamo, parola per parola, e far sì che ogni parola vada a segno”».
«Le tre del mattino» nasce da una storia che le ha raccontato un amico. Cosa l’ha colpita?
«Era già un romanzo; io cerco di evitare che mi raccontino una storia, perché tutte le storie sono interessanti per chi le ha vissute. Ma in realtà è il raccontarle in se che è interessante. Solo in rari casi le storie in sé hanno un potenziale per diventare romanzo. Questa ce l’ha: due persone vicine, ma che in realtà non si conoscono per nulla e il cui rapporto si basa su fraintendimenti, si trovano insieme per due giorni e due notti. E’ una bomba narrativa a orologeria. Non bisognava farla esplodere. Anche ci son voluti dieci anni per scriverla».
Torna l’avvocato Guerrieri?
«Il 19 febbraio esce il nuovo romanzo col maresciallo Fenoglio ed entro l’anno il nuovo di Guerrieri. Il libro con Fenoglio sarà atipico, diverso dai precedenti. Adesso devo imparare a disegnare».
I suoi personaggi «vivono» con lei, dentro casa?
«E’ successo. Io non rileggo mai i miei libri, solo quando devo fare gli audiolibri. Ogni tanto però, salta fuori una frase che mi fa provare tenerezza verso qualcuno di loro».