Valeriano Cambiuzzi è il «mattatore» dell’estate concertistica delle «vecchie glorie»

Faenza | 03 Luglio 2018 Cultura
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Federico Savini
«Oggi ho 70 anni e sono cresciuto nel culto di questi cantanti, che hanno fatto la storia della canzone italiana. Per una vita li ho creduti inavvicinabili, invece oggi non solo ci lavoro, ma ho scoperto che sono persone alla mano, socievoli e aperte. Una doppia soddisfazione, insomma». Valeriano Cambiuzzi, noto a tutti come Scambio, non nasconde l’orgoglio da organizzatore di eventi, che ha portato la rassegna dell’hotel Cavallino di Faenza ad essere una delle oggettive sorprese dell’estate 2018, in questo territorio. Partito dal ristorante Monte Brullo – che naturalmente funziona anche questa estate, con una programmazione pianobaristica -, Scambio organizza concerti di vecchie glorie della canzone italiana da quasi dieci anni e per l’estate 2018 ha fatto il salto di qualità, trasferendo i concerti nel giardino dell’hotel Cavallino, che ha già ospitato i Nomadi (di ritorno il 5 settembre), Marcella Bella, i Delirium e Fausto Leali, e si prepara ad avere in scena  Dodi Battaglia (il 4luglio), addirittura Albano l’11 luglio e poi il 18 luglio i Ricchi e Poveri, il 25 un trio beat anni ’60 composto da Dik Dik, Camaleonti e Maurizio Vandelli, con Paolo Cevoli il 22 agosto, la prima faentina di Peppino Di Capri il 29 agosto, Pupo il 12 settembre e il 29 un evento del Mei dedicato a Lucio Battisti, con Alberto Radius e altri.
«La partenza della stagione è stata ottima – dice Scambio -, la nuova location permette a tutti di vedere meglio i concerti e ospita molte più persone, circa 700».
Come sei arrivato a pensare al Cavallino per i concerti?
«Perché ho gestito la ristorazione invernale dell’hotel e ho pensato che l’area del giardino sarebbe stata perfetta per i concerti. Oltre al gran numero di coperti, abbiamo installato un grande gazebo in modo da non subire i capricci del clima. Così possiamo garantire il calendario sia agli artisti che ai clienti».
Considerando i precedenti a Monte Brullo, che stagione è?
«L’ottava, siamo partiti nel 2011 e quest’anno abbiamo messo in campo tanti importanti nomi nuovi».
Infatti. Un azzardo o l’esperienza del passato ti ha messo in condizione di fare il salto di qualità?
«L’esperienza e il successo delle stagioni di Monte Brullo sono fondamentali, poi è stato proprio il pubblico a chiedermi più serate e nuovi nomi. In uno spazio come quello del Cavallino la cosa era realizzabile e lo stiamo facendo».
Come funzionano le serate?
«Per la cena siamo attivi già dalle 19, anche perché il fulcro attrattivo è il concerto. Intorno alle 21.30 comincia e vogliamo che la cena sia finita, senza via vai di persone, chiacchiere, cellulari e così via. Come dicevo, è proprio il pubblico che ha la passione per la musica e chiede di avere questi grandi nomi della canzone».
Quelli già visti e anche i nuovi…
«Certo, è giusto cambiare. Ad esempio Marcella Bella e Peppino Di Capri non erano mai venuti in zona, e Albano mancava da vent’anni. Anche Dodi Battaglia è una novità per la mia rassegna. Poi ci sono cantanti sempre attesissimi come Fausto Leali: viene da cinque anni ma è così bravo che il pubblico lo reclama ogni volta. E poi è una persona di grande umiltà».
C’è qualche cantante a cui sei particolarmente legato?
«Leali è uno dei questi, ma anche l’umanità dei Nomadi è risaputa e incredibile ogni volta. Con Alberto Radius, poi, ci siamo frequentati al di fuori del lavoro e pure i Ricchi e Poveri sono persone affabili».
Probabilmente il colpaccio della stagione è Albano, sempre sulla breccia.
«Sì, quest’anno siamo arrivati anche a lui. E’ servito un certo impegno, del resto lui è sempre attivissimo ed è davvero il top in questo settore».
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