Ravenna, Farina (Itway): «L’incontro con Clark di Netscape mi ha cambiato. Il futuro è nell'Ai»

Emilia Romagna | 07 Giugno 2024 Economia
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Elena Nencini
Ha cominciato la sua avventura come imprenditore nel 1996 Andrea Farina grazie a un divergenza di opinioni sul futuro dell’informatica con il suo capo dell’epoca, oggi è presidente e amministratore delegato di Itway che chiude con un fatturato in crescita del 5% a 49 milioni di euro ma con il risultato netto ancora in territorio negativo. Per il 2024 il gruppo con base a Ravenna indica ricavi consolidati a quota 55 milioni, oggi l’azienda ha sedi anche in Grecia, Turchia e Usa.
Farina, avete chiuso il bilancio da qualche giorno, come è andato il 2023?
«Siamo moderatamente soddisfatti, il massimo sarebbe stato se avessimo voluto fare un’operazione prudenziale di svalutazione di un credito a bilancio da tanto tempo, non disperiamo però di poterlo recuperare: è una diatriba che abbiamo in corso con il Ministero degli Interni per una fornitura fatta in Libia una quindicina di anni fa. Si tratta ‘solo’ di un milione e 300mila euro. Senza quello avremmo avuto un bilancio di grande soddisfazione». 
Il 2023 per le aziende del nostro territorio è stato particolarmente duro a causa dell’alluvione. Come è andata per voi?
«La nostra sede non è stata risparmiata visto che è a Fornace Zarattini, abbiamo avuto danni ingenti, circa 600mila euro. Abbiamo ancora la sede un po’ disastrata, ma abbiamo pensato che da una crisi bisogna ricavarne un’opportunità e quindi abbiamo deciso di ristrutturarla. Per fortuna quando siamo stati evacuati le persone si sono portate il computer dietro e hanno potuto lavorare da casa in smart working. Le altre sedi, in Italia e all’estero, hanno lavorato sempre: non c’è stato un vero e proprio fermo».
Come è nata l’idea di Itway 28 anni fa?
«Ero il direttore generale di un’azienda romagnola, Esa Software a Rimini, fortunatamente la mia visione di come si sarebbe evoluta l’informatica non era allineata con l’imprenditore. Allora presi il coraggio a 4 mani, avevo un figlio di due anni e lasciare un posto sicuro da dirigente d’azienda è stato un bel salto. Sono partito da zero con un bel progetto industriale. 
L’esperienza e la laurea in economia mi hanno aiutato nello scrivere un bel business plan dove ho coinvolto degli investitori, una trentina di anni fa non era così banale. Feci una sorta di public company con un limite di capitale che ogni investitore poteva mettere: una cifra studiata da me che corrispondeva a quanti soldi potevo metterci io. Misi così insieme una dozzina di investitori per un capitale sociale di circa 200 milioni di lire.
Avevo incontrato alla fine del 1995 in California James Clarck, il fondatore di Netscape, fu un incontro illuminante. Lì capii che qualcosa stava capitando di importante e che era il caso di esserci. Direi che 28 anni dopo siamo ancora qui e siamo in crescita». 
Cyber security, big data, intelligenza artificiale (AI) sono i temi del futuro?
«Si, quando abbiamo cominciato nel 2018 a investire in Ai con un prodotto innovativo, Icoy Mover, acronimo che indica “Mi prendo cura di te” rivolto al lavoratore. E’ rivolto alla cyber safety, il mercato che riguarda la sicurezza sul lavoro, contiene 10 brevetti e si basa sulla Ai di ultimissima generazione che viene catalogata deep learning, cioè apprendimento profondo. E’ lo stato attuale dello sviluppo tecnologico della Ai, che dimostra come possa essere usata eticamente per salvare vite umane: abbiamo clienti nel comparto metallurgico e dell’industria pesante dove il rischio per i lavoratori di essere schiacciati da carichi sospesi è elevatissimo. Icoy è una sorta di dispositivo anti-collisione che riconosce la figura umana se entra nel raggio di azione della macchina operatrice e fa scattare degli allarmi, tale da poter modificare la posizione di quella persona.
Aggiungiamo a big data, Ai e cyber security anche il cloud - dove queste informazioni possono finire -, sono queste le prospettive future di evoluzione dell’information technology nei prossimi dieci anni».
Quanti dipendenti avete? 
«Siamo più di 180, una cinquantina sono in area romagnola. Le nostre sedi sono in Grecia, Turchia e operativamente negli Stati Uniti, Missouri e Kansas City. Gli Stati Uniti sono un paese molto importante dove abbiamo clienti eccellenti come la Harward university e la Princeton university che utilizzano le nostre soluzioni. Siamo presenti con 6 persone anche negli Emirati arabi».
Si parla molto di intelligenza artificiale quali pensa siano i pro e i contro?
«L’Ai per come viene strutturata e sviluppata necessiterà di un approccio etico nel suo utilizzo in quanto la potenza è talmente elevata e lo sarà sempre di più: si possono fare delle vere e proprie falsificazioni della realtà, dei deep fake, omettere o aggiungere personaggi pubblici a un video, fargli dire cose che non hanno mai detto. Bisogna metterci un freno. Mentre se usiamo la Ai per usi migliorativi, come con Icoy, è un esempio di Ai che salva vite. L’Europa è più avanti su questi temi rispetto agli Usa, in particolare l’Italia, dove il comitato etico sulla Ai sta andando avanti. Spero che questi non rallenti lo sviluppo ma deve mettere regole certe e verificabili. Il legislatore si deve ricordare dell’importanza di coinvolgere esperti come noi che possiamo dare una grossa mano».
 
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