La faentina Sofia Zoli: «Volevo essere solo ascoltata, così è nata la cultura "In bianco" scondita»
Anna Balducci - «Volevo essere solo ascoltata». Da questo bisogno è nato «In Bianco», un progetto di cultura scondita, idea di Sofia Zoli, classe 2001, diplomata al liceo classico di Faenza e studentessa di Lettere Moderne a Bologna. «Ho sempre ricevuto poca attenzione quando parlavo della mia passione, la letteratura. Mi guardavano come se fossi saccente e mi ignoravano. Quest’estate, con In Bianco, ho portato il discorso nel contesto cittadino e ho trovato il modo di avere una voce e di unirla a quella di altri».
Chi siete?
«Sono io il perno del progetto, scelgo i testi da leggere, scrivo i copioni, do la mia lettura. Ma quando trovo qualcuno che mi ispira, nascono collaborazioni interessanti. C’è sempre un fonico ad aiutarmi e mi piace dare la possibilità a qualcuno di esporre la propria arte. All’evento su Ariosto ho reclutato anche dei modelli, ragazzi di Faenza che avevano voglia di creare qualcosa di nuovo».
Perché in bianco?
«Proponiamo la cultura “in bianco” come la pasta, quella per tutti. Una cosa leggera e quotidiana, applicabile alla vita. Nelle serate partiamo da temi e personaggi già conosciuti, per approfondirli e cercarli nel mondo di adesso. Per ora ci hanno ospitati Nove100, il Bar della Città, il Podere La Berta e Can Dischi a Forlì. Abbiamo parlato di filosofia pratica, di Ariosto primo uomo sulla Luna con una sfilata a tema, di Orfeo e Euridice, del primo libro della Genesi, di Machiavelli e di Antigone».
Tu, facendo questo, fai politica?
«Direttamente no. Ma la cultura è connessa alla politica, perché ci permette di avere uno sguardo critico, di non andare dove tira il vento ed è il primo mezzo contro ogni autoritarismo. La cultura è rivolta, ci vuole molto coraggio. La disinformazione crea pro e contro, bianchi e neri, ma si può arrivare al grigio. Farsi una domanda insieme è già fare politica».
La cultura cambia la realtà?
«Sì. Per me adesso la rivoluzione è individuale. Il cerchio in Occidente si è ristretto, ci sono state le rivoluzioni di popoli interi per la libertà, come la Rivoluzione francese e la lotta al nazifascismo e quelle, più elitarie, per i diritti civili, come il Sessantotto. Il passo successivo è più intimo. Ed è anche il più profondo, meno violento e più funzionale che si possa fare. Si tratta di confrontarsi con se stessi, essere a posto con la propria coscienza e, quindi, anche con le scelte degli altri. Leggere Leopardi, conoscere l’uomo e sentirsi parte della social catena cambia il mondo. Comprendere è il segreto, perché porta a una maggiore tolleranza. La mia solitudine si perde se leggo qualcuno che ha vissuto le stesse cose che vivo io, che ha sentito quello che sento io».