I mussulmani moderati in campo: "Da noi non c'è nessuno jihadista"

Faenza | 20 Novembre 2015 Cronaca
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Hawua, dipendente Agrintesa
Hawua Hammami, sposata, madre di tre figli, dipendente Agrintesa, Riolo Terme, da 12 anni in Italia. «Ho pianto. Non credevo fosse vero. L'attentato a Parigi non ha nulla di religioso e men che meno di mussulmano. Nel Corano non c'è scritto da nessuna parte che uccidere è cosa buona, anzi. Il passaggio del testo che afferma che se uccidi un uomo uccidi l'umanità dice tutto il contrario. Non nascondo, sia a livello personale sia per la mia famiglia, figli compresi, di avere paura. Una paura nella concreta attuazione del processo di integrazione che la mia famiglia e quella dei miei amici e conoscenti mussulmani possono avere nel futuro. Questi atti terroristici sono atti di barbarie senza senso. Generalizzare però è sbagliato. I mussulmani non sono e non hanno nulla a che fare con i terroristi. Noni vogliamo continuare a vivere in Italia soprattutto i nostri figli, nati in Italia, vogliono rimanere qui, assieme ai loro amici italiani e non. Non vogliamo scappare ma la paura rimane comunque tanta».

Ibrahima, metalmeccanico dal ‘98
Ibrahima Diop, 40 anni, metalmeccanico, senegalese di origine (ora con cittadinanza italiana), a Faenza dal ’98. «E’ stata una brutta sorpresa: conosco la Francia e lo considero un paese aperto e culturale. Non c’è nulla della mia religione in quelle azioni. C’è altro sotto gli attentati di Parigi: si tratta di persone ricchissime. Chi lascia il suo Paese, viene in Europa e fa fatica ad arrivare alla fine del mese, non pensa alla jihad. Il problema è che ora il clima è cambiato anche qui: i faentini hanno paura, e cosa posso dire loro? Questa situazione mi fa arrabbiare. In Francia secondo me hanno lasciato troppo andare sotto il profilo dell’ordine pubblico. Le seconde generazioni sono cresciute inquiete, senza un’educazione alla pace. Mentre a Faenza da sempre la comunità musulmana è aperta alla città. Non ho mai visto o sentito qualcuno in moschea che giustificasse azioni come quelle di Parigi. È venuto il momento di parlare, come mussulmani, e di far capire che quello dei terroristi non è l’Islam».

Morad, operaio dal 2000
Morad Maardi, 40 anni, marocchino, operaio agricolo, a Faenza dal 2000. «Eravamo oltre 20 mussulmani in piazza del Popolo, sabato sera, per partecipare alla manifestazione per ricordare le vittime del terrorismo di Parigi. Perché in situazioni di questo genere, la ‘botta’ più forte la prendono i mussulmani di casa nostra. Guardi cos’ha scritto il quotidiano Libero! Invece io quelli di Parigi non li considero mussulmani perché l’Islam non dice di comportarsi così. Il vero mussulmano è quello che segue il Corano e il Corano non dice di uccidere la gente. Qui a Faenza viviamo in pace, c’è un percorso di dialogo con altre religioni e non abbiamo problemi. Difficile per noi sapere qualcosa di eventuali reclutamenti qui: certamente in moschea non c’è gente di questo tipo. Credo che le autorità debbano fare il loro lavoro e trovare i terroristi. Da parte nostra, è importante rispettare la legge».

Rashid, imprenditore da 23 anni in città
Rashid Loukili, 46 anni, imprenditore edile, marocchino, da 23 a Faenza. «Siamo contro quello che è successo a Parigi e ci sentiamo colpiti e spaventati. Può succedere anche qui. A Parigi avrebbero potuto esserci anche i miei figli. Come moschea non abbiamo fatto un comunicato ufficiale ma eravamo presenti sabato sera in piazza del Popolo per dire pubblicamente che non ci stiamo ad essere accomunati ai terroristi. Volevamo anche parlare in piazza, ma non ce n’è stata l’occasione. A Faenza la comunità mussulmana ha 30 anni. Ci sono persone che vivono e lavorano qui e ormai sono integrate. Cerchiamo di essere il più trasparenti possibile, anche quando abbiamo costruito e poi trasferito il centro islamico. Ci conoscono tutti, quello di Parigi è un reato e dev’essere colpito, non c’entra con la religione. Qui sul locale le autorità devono controllare e anche dalla moschea cercheremo di dare una mano».
(Testimonianze raccolte da Daniela Verlicchi e Riccardo Isola)
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