Terrorismo, il sindaco Matteucci: "Sicurezza, nessun foreign fighters ha radici in città"

Ravenna | 18 Novembre 2015 Cronaca
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«A Ravenna, dopo la strage di Parigi, del tutto comprensibilmente, si riaccende il faro sulla vicenda dei cosiddetti foreign fighters. Su 87 passati o arruolati in Italia, una decina hanno avuto contatti con Ravenna. Va sottolineato che nessuno di loro è riuscito poi a mettere radici a casa nostra.
La prima cosa da dire è che questo dato dimostra che qui, a Ravenna, nel controllo del territorio la guardia è stata alzata da tempo e per tempo. Questo è il risultato della collaborazione tra intelligence, Prefettura, Procura e Forze dell'Ordine. Il Prefetto di Ravenna ha sottolineato più volte che tutto ciò è avvenuto con il mio totale appoggio all'interno del Comitato dell'Ordine Pubblico.
Da tempo intelligence e Forze dell'Ordine osservano il nostro territorio con grande attenzione. Credo che tutti capiscano perché non possono essere resi pubblici  i dettagli di questa  “osservazione”.
In tutte le città vanno scovati reclutatori e punti di appoggio logistici delle cellule terroristiche.
E poi , in tutte le città, vanno individuate le eventuali frange fondamentaliste. La comunità ravennate ha espresso in questi giorni in modo corale la condanna totale del terrorismo.
A questa coralità ha contribuito, come è stato riconosciuto da tutti, il parlar chiaro della comunità islamica ravennate che ha condannato il terrorismo in modo totale. Nelle nostre città, e anche a Ravenna, dobbiamo vivere in pace con chi pratica la propria religione in pace.
Vanno individuate e isolate le eventuali frange fondamentaliste, che possono essere un “brodo di coltura” pericoloso. Lo ha spiegato molto bene il Prefetto di Ravenna Francesco Russo anche durante l'incontro di questa mattina con la Polizia Municipale.
A Ravenna non c'è un allarme specifico, ma nessuna città è a rischio zero.
Lo scontro è fra diritti universali dell'uomo e fondamentalismo che distrugge i diritti delle persone.
Lo scontro non è fra fra due civiltà.
La battaglia che dobbiamo ingaggiare è quella fra  la civiltà universale dei diritti delle persone e la negazione di questa civiltà. Per vincerla.
Bisogna cercare la collaborazione con tutti coloro che sono disposti a combattere questi nemici.
Emarginare chi usa la religione per fare la guerra, vincere questa guerra vivendo in pace con tutti quelli che vogliono vivere in pace».
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