Camera di Commercio: tutti vogliono la Romagna, Legacoop anche Ferrara, altre no
Non si è fatta attendere la risposta della maggior parte delle associazioni di categoria della provincia di Ravenna che giudicano un errore quello dell’ente di corso Diaz di rimanere fuori dalla Camera di Commercio unica della Romagna dopo l’approvazione della fusione tra Forlì-Cesena e Rimini. «Serve unire le forze per un progetto che recuperi l’intera Romagna - spiegano le associazioni provinciali Confartigianato, Confcooperative, Confesercenti e Confindustria -. Le nostre associazioni sono convinte che l’ambito romagnolo sia un tratto distintivo di questo territorio, in grado di rappresentare al meglio gli interessi delle aziende che vi operano. Convinzione che è del resto coerente con il percorso avviato dai diversi livelli istituzionali del territorio, percorso che esce rafforzato dall’approvazione della recente legge regionale che sancisce l’opportunità di costituzione di aree vaste. Vanno in questa direzione anche diverse esperienze di aggregazioni già realizzate tra alcuni dei sistemi associativi rappresentati all’interno delle Camere. Quello della dimensione romagnola è stato del resto un ambito strategico di lavoro condiviso fin dagli anni scorsi, non ultimo con il protocollo in ordine alla fusione delle rispettive aziende speciali delle tre Camere di Commercio della Romagna e ribadito dagli stessi accordi programmatici tra le diverse associazioni d’impresa che diedero vita unitariamente nel 2013 agli attuali assetti camerali a Ravenna. E’ per tutto questo che, stante l’impraticabilità di un accorpamento più ampio di quattro Camere di Commercio che coinvolgesse anche Ferrara (obiettivo condiviso a Ravenna in partenza), non è dato comprendere perché non si intenda perseguire sino in fondo il disegno di una Camera che coinvolga tutte le province romagnole e ci si trovi di fronte alla sola eventualità di vedere nascere nuove Camere territorialmente più limitate».
Legacoop Romagna ribadisce «la necessità di arrivare ad un’aggregazione delle Camere di Commercio più vasta, che contenga le quattro province di Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini e Ferrara. Riteniamo sia utile non rifugiarsi in soluzioni di corto respiro che rischiano di essere prigioniere del localismo, piuttosto che guardare alle reali esigenze delle imprese. Il rischio è di arrivare alla creazione di due entità camerali che risulterebbero fragili e non sostenibili. Nel caso della riorganizzazione delle Camere di Commercio, che non sono organismi di rappresentanza, l’ingresso di Ferrara sarebbe importante. Molte delle nostre cooperative ragionano già lungo questa direttrice di continuità geografica che prescinde dai vecchi confini. Pensiamo al sistema turistico della Riviera Adriatica, ma anche ad altre importanti filiere, come quella chimica, quella ambientale e quella agroalimentare. Proprio in questo momento si stanno definendo strategie di rete che vanno in questa direzione. Esistono già esperienze importanti che possiamo mettere in campo, condotte dalle nostre imprese associate. E’ importante ragionare in termini di confronto».