Le cooperative sociali di tipo B fanno rete in Romagna col Csr

Rimini | 14 Novembre 2015 Economia
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Christian Fossi
«Aver raggiunto una dimensione romagnola è un valore aggiunto per le nostre cooperative che svolgono un ruolo sociale importante per il territorio». Così il direttore Massimo Semprini, il presidente Gilberto Vittori e il suo vice Carlo Urbinati commentano la crescita del Consorzio Sociale Romagnolo (Csr) con sede a Rimini che nel biennio 2014/2015 ha accolto nuovi soci ed è passato da 27 a 42. Delle new entry dodici sono ravennati: undici cooperative sociali di tipo B e una non che è Delta Ambiente di Ravenna. Le coop. che si occupano dell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate provenienti da tutta la provincia sono (in ordine di entrata) Lo Stelo di Cervia, San Vitale di Ravenna, La Pieve di Ravenna, Progetto Ambiente di Firenzuola (ma che lavora molto nel faentino), Ceff servizi di Faenza, Prima B di Faenza, Il Pino di Alfonsine, Cials di Lugo, Comil di Marradi, Alice di Ravenna e Il Mulino di Ravenna.
Il Csr è «un consorzio di cooperative sociali di tipo B nato nel 1996 in maniera unitaria (ossia con imprese aderenti alle tre centrali, ndr) che per noi è un valore aggiunto - continuano i vertici -. L’ampliamento della base sociale è il naturale sbocco delle relazione che già avevamo con le cooperative ravennati, oltre che una risposta operativa alle tante strutture che ormai sorgono su area vasta per cui si è reso necessario un consorzio unico che potesse essere rappresentativo da Rimini a Ravenna».
I principali clienti sono «enti pubblici, partecipate (Hera su tutte) e aziende private che tramite esternalizzazioni alle cooperative sociali di tipo B ottemperano agli obblighi di legge sulle quote di soggetti svantaggiati - illustra Semprini -. Raggiungiamo un fatturato di 16 milioni di euro, ma soprattutto diamo lavoro a mille persone di cui 400 svantaggiate. Per il 2016 è previsto un aumento: segniamo già un incremento di 1,5 milioni di lavori su base annuale che sono entrati dalla provincia ravennate, tra cui una parte di quello dell’Ausl Romagna per la cura del verde nei lotti di Rimini e Ravenna. Il nostro obiettivo è comunque un altro: rendere più forti le cooperative socie».
Le fonti di preoccupazione sono varie. «Da un lato quella economica: nonostante il fatturato abbia tenuto, le marginalità sono ridotte - spiegagno i vertici del consorzio -. Inoltre le modalità di lavoro dei committenti sono cambiate, con difficoltà a mantenere un lavoro di squadra, fondamentale per inserire persone con deficit. Inoltre, senza affidamento diretto, ci siamo trovati catapultati in un mondo fatto di gare e appalti in cui facciamo fatica a competere con il 40% di soggetti svantaggiati contro imprese che ne hanno il 7%».
Sono danni dovuti «anche agli scandali di ‘Mafia Capitale’ che però non c’entra nulla con le cooperative sociali e l’affidamento diretto perché erano bandi europei - conclude Semprini -. Il nostro mondo è lontano dai milioni di euro e dalla corruzione. Però a causa di questo scandalo abbiamo notato un irrigidimento da parte delle amministrazioni pubbliche che fanno sempre più fatica ad inserire le clausole sociali, che sono legali, e vanno a vantaggio dell’intera comunità».

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