Processo Poggiali, il medico legale: il cuore della Calderoni era duro e compatto, compatibile con un decesso causato dal potassio

Ravenna | 06 Novembre 2015 Cronaca
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Il 6 novembre s'è tenuta la quarta udienza del processo Poggiali. Tra i testi per l'accusa la direttrice del servizio di medicina legale Ausl Romagna, Donata Dal Monte che diede la prescizione, il 7 aprile 2014, il giorno prima della morte di Rosa Calderoni per il cui decesso è alla sbarra l'ex infermiera Poggiali, d'interrompere i riscontri. "La direzione sanitaria mi chiamò il 7 aprile chiedendomi di raggiungere con urgenza l'ospedale di Lugo. Partecipai ad una riunione dove venni informata che, da qualche tempo, venivano effettuati riscontri diagnostici su pazienti le cui morte risultavano 'sospette' e che circolavano voci che queste si verificassero, in prevalenza, durante i turni dell'infermiera Poggiali e che stavano raccogliendo la vetreria dei pazienti deceduti. Diedi prescrizione d'interrompere i riscontri considerando che, se la loro accusa si fosse rivelata vera, i riscontri avrebbero inquinato le prove per gli inquirenti e dissi di avvisare la Procura.  La sera dell'8 aprile incontrati il dott.Morisi che aveva effettuato l'autopsia e che mi disse che non aveva trovato alcuna causa evidente di morte naturale. Aveva trovato il cuore della Calderoni duro e compatto, compatibile con le morti in sistole. Un cuore simile è compatibile anche con un decesso avvenuto per un'iniezione di cloruro di potassio che influisce sull'impulso elettrico che lo fa contrarre pertanto, se assunto in dosi massicce, provoca un arresto cardiaco e l'indurimento del cuore. Un decesso per ictus o cardiopatia ipertensiva avrebbe, invece, fatto trovare un cuore sfribrato". In aula anche l'infermiera del settore D di medicina, Rina Savarino che, la mattina del 2 aprile denunciò alla responsabile di settore, Simona Ferri, di aver trovato una scatola con tre fiale di potassio nel carrello per la terapia, carrello che aveva preparato lei stessa prima di smontare l'1 aprile. La Savarino ha dichiarato come non fosse insolito, per aiutare le colleghe, che le infermiere si spostassero tra i due settori C e D, ubicati a poca distanza,  ma che la Poggiali era stata vista spesso anche nell'A o nel B. "Era già capitato che, in presenza di un paziente in stato preagonico la Poggiali dicesse 'ci penso io' e, dopo qualche ora il paziente moriva. La notte tra l'1 e il 2 aprile era di turno la mia collega Mimosa Granata cui chiesi se, per caso avesse utilizzato del potassio e l'avesse 'scordato' nel carrello invece di riporlo nell'armadietto dove viene conservato, ma lei mi rispose negativamente. Mi disse che aveva avuto una notte piuttosto impegnativa e che si era occupata di una paziente, molto anziana e grave (Oriana Cricca ndr) che morì all'alba del 2 aprile. Mi disse anche che la Poggiali che lavorava nel settore C s'era offerta di aiutarla e fu proprio lei che portò la salma nella saletta del tanatogramma la mattina del 2. Cosa insolita visto che la paziente non era del suo settore". La Procura ha, infine, chiesto l'archiviazione del fascicolo aperto sempre a carico della Poggiali  per vilipendio di cadavere per i due scatti che la ritraggono sorridente con un'anziana appena deceduta poichè non configurano reato come descritto nel codice penale.
(In foto Donata Dal Monte. Foto Fiorentini)
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