Contemporanea si tinge di «noir»

Ravenna | 02 Novembre 2015 Cultura
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A partire da giovedì 5 novembre alla rassegna Contemporanea, curata dal nostro settimanale, alle cantine di Palazzo Rava si aggiunge anche una piccola sezione «in noir»: quattro incontri (ancora da definire la data per Carlo Lucarelli) in cui si parlerà di Romagna e crimini, ma anche della mala milanese degli   '70. 
Ad aprire la rassegna sarà il cronista di nera ed ex carabiniere Andrea Rossini, che dalle pagine dell'edizione riminese del Corriere Romagna ha seguito tanti casi di omicidio in Romagna, da Rimini a Ravenna. Li ha raccontati in I Delitti della Romagna (Trenta casi veri, presunti, irrisolti, da risolvere), Nfc edizioni, 2015.ala serata parteciperà anche il comandante del Comando provinciale dei carabinieri Massimo Cagnazzo.
Rossini, perché ha scelto di raccogliere in questo libro i casi in cui si è imbattuto nel suo lavoro?
«Ho scelto la forma narrativa del racconto per dare visibilità e profondità a storie tragiche rimaste nell'ombra o dimenticate. Sono casi che, in parte ho seguito nel corso del mio lavoro da giornalista, di altri se ne parlava  in redazione e li ho ri-aperti successivamente. Sono partito da 60 casi che mi avevano colpito, l'idea era quella di ricordare le vittime, perché alle volte seguiamo, seguiamo e poi non sappiamo come è andata a finire».
Come li ha scelti?
«Non c'è criterio preciso, né un territorio particolare, è uno spaccato di un mondo sotterraneo che fa da contrasto all'idea della Romagna come isola felice. Sotterraneamente invece si muovono passioni, odi, rabbia. La storia criminale si intreccia con le storie nazionali che hanno dei tratti di interesse particolare, o storico giudiziario. Ed ecco comparire il Tebano o Angelo Izzo».
Perchè dice che i vecchi identikit erano più fedeli?
«La scoperta più sorprendente non è stato individuare e segnalare al magistrato il probabile responsabile di un omicidio, ma constatare come i vecchi identikit a matita fossero più somiglianti ed efficaci di quelli odierni al computer. Infatti gli identikit fatti al computer sembrano spesso irreali, omologati, invece una volta il “ritrattista” ascoltava il testimone, anche per ore, e lo lasciava parlare per ore. Il volto del colpevole, alla fine, non era il risultato di un montaggio di lineamenti standard, ma ne racchiudeva l’espressione personale più intima e segreta: il lato oscuro».
È mai stato ossessionato da un caso?
«Mi è capitato di pensarci e ripensarci anche un po' di riflesso, per esempio quando hoseguito insieme a due poliziotti il caso della Uno bianca, vivendo  quasi un'ossessione. Però il ragazzino di 16 anni, Luca, ucciso a Rimini nel 1991, per una rivalità da ultrà i è rimasto nel cuore. L'importante credo  è aver riportato storie dimenticate e avergli ridato visibilità. Alle volte, seguendo le indagini e i processi, le vittime restano proprio sullo sfondo, si rischia di mettere da parte le famiglie e le vittime. Con questo libro ho voluto ridargli visibilità».
 
LA RASSEGNA
Sabato 21 novembre Paolo Roversi in Solo il tempo di morire (Marsilio editore) racconta la travolgente e sanguinosa epopea della mala milanese nel “romanzo criminale” della metropoli lombarda, con personaggi come Francis Turatello, Renato Vallanzasca e il Tebano. Il libro  è entrato tra i finalisti del Premio Bancarella 2015.
Giovedì 26 novembre con Nevio Galeati, giornalista e direttore di Gialloluna Neronotte, e il cronista di nera Carlo Raggi con Delitti imperfetti (edito da Pagine), 25 delitti senza soluzione, 25 delitti «perfetti» perché non è mai stato possibile trovare il colpevole, dai primi anni '70 fino ai primi anni del 2000. A commentare i casi l’avvocato Carlo Benini, penalista ravennate “storico” che ne ha seguiti diversi.
Tutti gli incontri sono alle 21.


 
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