Il metanodotto nel 2017, Snam lavora agli espropri

10 Dicembre 2014 Cronaca
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I lavori, stando alle stime dei tecnici Snam rete gas, dovrebbero partire nel 2017, ma fin dai primi mesi del prossimo anno i funzionari del «cane a sei zampe» torneranno nel ravennate per chiudere la partita degli espropri e dei risarcimenti. Intanto i consigli comunali stanno rilasciando il parere di conformità urbanistica alla realizzazione del metanodotto Sestino Minerbio, che solcherà le campagne del comune di Ravenna e della Bassa Romagna. 
 
LA GRANDE OPERA
Questa è una delle grandi opere progettate da Snam Rete Gas quasi dieci anni fa. Ma quello tra Sestino (provincia di Arezzo) e Minerbio (provincia di Bologna), oggi snodo di importanza europea, è solo l’ultimo capitolo di un progetto che parte da Massafra (provincia di Taranto) e percorre lo stivale per 687 chilometri totali. L’idea di Snam è quella di collegare il rigassificatore progettato a Brindisi  e il punto di entrata di Marzara del Vallo (Trapani) alla dorsale adriatica per creare una linea diretta tra il Nord e il Sud Italia, tra il Nord Africa e l’Europa.
Il progetto è nato circa dieci anni fa. Il parere di conformità alla pianificazione territoriale dei singoli comuni è un passo in più verso la realizzazione di questa grande opera ritenuta di «pubblica utilità», vista la sua importanza strategica per l’economia nazionale. Il progetto ha sollevato diverse proteste nelle comunità attraversate in Abruzzo, Umbria e Marche, territori appenninici più fragili, già toccati duramente dai sismi degli anni passati: il comitato «No tubo» ha sede all’Aquila. E desta parecchie polemiche l’idea di realizzare una nuova centrale di compressione a Sulmona (Aq).  
 
IL TRACCIATO
Il tracciato sul suolo provinciale parte dal Comune di Ravenna (per 16 km), entrando tra Coccolia e San Pietro in Vincoli. Prosegue verso Roncalceci e Ragone. Dopo aver attraversato il fiume Montone grazie a un microtunnel, solca il territorio di Russi (5 km) passando tra il capoluogo e la frazione di Godo, dove si troverà ad attraversare la San Vitale e l’autostrada, oltre al fiume Lamone (tunnel). Il metanodotto continua la sua corsa nelle campagne a Nord di Bagnacavallo, nei pressi di Villanova e Villa Prati (per 6.4 km). Dopo il tunnel sotto il fiume Senio, il tubo solcherà anche le campagne a nord di Fusignano (3 km), dove andrà ad affiancare il Ravenna Minerbio, metanodotto già esistente, che seguirà fino alla fine del tracciato, discostandosene solo per alcuni tratti (in prossimità di una zona umida e di centri abitati). Così arriverà nei territori di Alfonsine (2 km) e Lugo (7 km) fino a Conselice (7 km) all’altezza di via Gardizza a Lavezzola. «Non abbiamo avuto comunicazioni ufficiali – commenta Giuseppe Benini per Coldiretti – e per prima cosa vogliamo sapere se ‘si farà’ e ‘da dove passerà’. L’opera ha ‘pubblica utilità, ma spesso si pone scarsa attenzione alle aziende agricole. Solo condividendo il tracciato con le associazioni di categoria si possono raggiungere soluzioni mirate per gli indennizzi».    
 
IL CORRIDOIO DI 40 METRI
La nostra provincia sarà attraversata da un tubo di 1,2 metri di diametro che verrà ricoperto da un metro mezzo di terreno. Per tutta la sua lunghezza, in superficie verrà imposto una servitù per una fascia larga 40 metri (20 per lato). In altre parole, non verranno sottratti metri di campo ai legittimi proprietari, ma verrà concesso a Snam il diritto di far passare la tubazione sul (sotto) il terreno. Terminata l’opera, si vedranno solo alcuni cartelli segnalatori e cabine con valvole di sfiato. «I coltivatori – spiega Massimo Bondi della Cia -, una volta terminati i lavori, potranno continuare a lavorare il terreno, senza tuttavia costruire strutture o piantare alberi ad alto fusto nelle vicinanze della conduttura».
 
LA BAGARRE DEGLI ESPROPRI
La Snam avrà tutto l’interesse di chiudere la partita con un accordo bonario con i singoli proprietari terrieri per l’accesso ai fondi nel corso dei lavori e per la costituzione delle servitù, ovvero il diritto che riconosce a Snam la possibilità di far passare il tubo nella terra di altri. «Alcuni anni fa – sottolinea Benini di Coldiretti – alcuni tecnici di Snam hanno visitato molte famiglie interessate e, nella maggior parte dei casi hanno raccolto adesioni per la costituzione delle servitù». E nel caso in cui non venisse raggiunto alcun accordo sull’indennizzo, Snam dovrebbe ricorrere alla Commissione provinciale espropri: «in questo caso però – spiega Sergio Pistocchi di Confagricoltura - si parte dal valore venale della terra e si consultano tabelle che portano a definire gli indennizzi».
 
IL RISARCIMENTO DANNI
Ma la partita più rilevante è quella del risarcimento dei danni e del mancato guadagno. «Pensiamo a chi ha compiuto investimenti importanti, dall’impianto antigrandine a quello di irrigazione fino al drenaggio sotterraneo – spiega Bondi della Cia -, senza trascurare che i lavori di posa del tubo potrebbero comportare l’abbattimento di centinaia di piante da frutto e la perdita di alcuni raccolti. Il tracciato tocca circa 170 particelle catastali in provincia di Ravenna e la situazione si complica quando il terreno viene affidato ad affittuari che lavorano il fondo».   
Nei primi mesi del prossimo anno i tecnici Snam dovrebbero contattare le associazioni degli agricoltori, come successo in queste settimane ai «cugini» di Forlì e fare il punto sugli indennizzi con i privati. «In questi giorni ho contattato i tecnici Snam – aggiunge Bondi – e, salvo imprevisti, presumono di partire con i lavori nel 2017». (samuele staffa)
 
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snam per il risarcimento danni agricoltura dovrebbe ripristinare gli impianti e portare le piante a frutto pieno nelle stesse condizioni che sono state divelte .risarcire i raccolti dalla messa in dimora fino alla raccolta pari delle altre piante .inoltre rimborsare il deprezzamento del rimanente impianto
Commenta news 22/08/2019 - spiga innocenzo
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