Raffaele Gordini, presidente Confcooperative: «Dimensione romagnola, Alleanza e lotta alle false coop»
![raffaele-gordini-presidente-confcooperative-dimensione-romagnola-alleanza-e-lotta-alle-false-coop](/inc/scripts/crop.php?img=https://backoffice3.titanka.com/verticalizzazioni/4897/254/upload/1416569519_ss43confcooperative-bilancio-28.jpg&w=420&h=248)
«Avanti con Confcooperative Romagna in tempi brevi, poi dal 2017 avremo una centrale unica dell’Alleanza. Questi passaggi permetteranno di valorizzare al massimo le nostre imprese. Nel 2014 c’è una tenuta e le difficoltà continuiamo ad affrontarle come sistema con spirito mutualistico. Per il futuro sono fondamentali l’alta formazione e la lotta alle false cooperative a favore della legalità». E’ un Raffaele Gordini deciso quello che detta tempi e modi per far fare uno scatto in avanti alla cooperazione targata Confcooperative.
Presidente Gordini, all’assemblea annuale ha sottolineato l’urgenza di arrivare ad una dimensione romagnola. Perché?
«E’ la dimensione naturale: la Romagna non ha grandi differenze territoriali, ma ha aspetti economici e culturali comuni che insieme sarebbero maggiormente valorizzati. Con questo percorso comune riusciremmo a spendere meglio le professionalità delle nostre cooperative e risponderemmo meglio ai bisogni del territorio. Poi in vista dell’Alleanza è quella la dimensione territoriale più logica».
Qual è l’orizzonte per avere un’Aci operativa?
«Il 1° gennaio 2017 la nuova centrale deve essere funzionante: è quanto abbiamo ribadito anche nei giorni scorsi sia a livello regionale che nazionale. L’Alleanza delle cooperative italiane Romagna dovrà essere operativa per quella data, quindi servono rapidamente percorsi, confronti e passaggi comuni».
E’ una sfida ambiziosa. Come vede l’elezione di Ruenza Santandrea alla guida di Legacoop Romagna?
«Assolutamente positiva: la conosco da anni e ha governato bene l’azienda che guida. Inoltre la squadra attorno è formata da altri cooperatori eccellenti: Luca Panzavolta di Cia-Conad, Massimo Matteucci di Cmc e Giampiero Boschetti della Cooperativa braccianti riminese. Anche il fatto di avere una persona proveniente dal mondo dell’impresa è un passo importante verso una rappresentanza unica».
Un punto su cui ha insistito durante l’assemblea annuale è stata la formazione dei quadri dirigenti.
«La logica cooperativa non è uguale a quella di un’impresa privata. Ci sono i principi economici che sono uguali per tutti, ma le ricadute sono diverse. Il socio lavoratore nella produzione lavoro o il socio conferitore nelle coop. agricole devono sentire come proprio l’aspetto sociale e non solo quello economico. Per questo è importante avere dirigenti adeguati e che conoscano le peculiarità del movimento. Abbiamo aperto una scuola di alta formazione per dirigenti cooperativi nella quale abbiniamo anche un percorso di formazione politico-culturale: il futuro vedrà un contesto di sempre maggiore competizione e dovremo essere pronti».
Qual è l’andamento delle cooperative associate a Confcooperative in questo 2014?
«Qualche problema in alcune imprese c’è, ma sostanzialmente c’è una tenuta e questo è sicuramente un aspetto positivo dato il contesto economico generale attuale. Affrontiamo le difficoltà delle imprese vitali ma in crisi come sistema, in quanto l’aspetto mutualistico è proprio della nostra identità. Siamo molto attenti alle gestioni che devono essere sempre trasparenti perché rappresentiamo delle basi sociali. La cooperazione è un sistema che ha prodotto in Emilia Romagna un benessere diffuso. Anche se in alcuni settori c’è grande crisi, sono sicuro che si troveranno i modi di superarla. In alcuni casi, come nel mondo delle costruzioni, nel sistema cooperativo c’è bisogno di profondi cambiamenti: si dovrà essere bravi a coglierli».
Una battaglia importante che vi vede impegnati è quella per la legalità contro le coop. spurie. Cosa serve per essere più incisivi?
«Innanzitutto preferisco il termine false cooperative, perché di questo si tratta. Sono soggetti giuridici costruiti a tavolino, non aderenti a nessuna delle tre centrali che applicano contratti di lavoro fatti con delle sigle inventate ad hoc, hanno tariffe penalizzanti per i lavoratori e permettono ribassi tariffari impraticabili per chi rispetta la legalità. Servono maggiori controlli e un aiuto da parte dei legislatori che devono prevedere anche regole più stringenti. Nessuna delle centrali aderenti all’Aci sarà mai disponibile ad accogliere queste realtà».
Christian Fossi
economia@settesere.it
Foto di Raffaele Tassinari