Più linfa ai tecnopoli, ricerche in corso. Il 10 giugno inaugurazione a Ravenna, a fine estate a Faenza

Nuova linfa per i tecnopoli ravennati. Il 10 giugno prossimo i vertici della Provincia e del Comune inaugureranno i nuovi laboratori del primo lotto del tecnopolo dell’energia e della nautica di via Sant’Alberto.
Di fatto si tratta di un rilancio del progetto tecnopoli (l’investimento nella nuova struttura è di 800mila euro, da aggiungere a quello per avviare nuove linee di ricerca al suo interno): dopo una sede provvisoria a Marina di Ravenna e il tramonto del progetto di cittadella della nautica (a causa della crisi del settore e dell’accordo non trovato con i proprietari delle aree interessate), i tecnopoli ravennati troveranno una casa si spera definitiva.
Entro l’estate, poi, la Provincia prevede di inaugurare anche i nuovi spazi per la ricerca al secondo piano dell’incubatore del parco Torricelli, dove già è attivo il tecnopolo sui nuovi materiali.  
Era il 2009 quando la Regione iniziò a parlare (e quindi approvare documenti e finanziare) una rete «Alta Tecnologia» per l’innovazione in Emilia Romagna che a regime comprende 10 tecnopoli, laboratori industriali e centri per l’Innovazione (a Ravenna Centuria). Obiettivo dichiarato: fare ricerca ad alto contenuto tecnologico, in stretta collaborazione con le imprese del territorio per favorire l’innovazione industriale. Una realtà che a Ravenna ha iniziato a lavorare un po’ «in sordina» (prima quello sull’energia e solo recentemente quello sulla nautica, complici, anche, il cambio di programma sulle sedi), ma che oggi può contare su una cinquantina di ricercatori (23 recentemente assunti) che lavorano a 8 linee di ricerca (alcune delle quali son partite recentemente nei nuovi spazi del Cirsa) e una collaborazione con le imprese che si è fatta via via più concreta e intensa.
A Faenza lavorano invece una trentina di persone (tra personale strutturato e assegnisti di ricerca) a sei progetti che hanno al centro la ricerca sui nuovi materiali, soprattutto ceramici, restauro e conservazione dei beni culturali ed energia rinnovabile, costruzioni.
Gli investimenti in questi anni sono stati importanti: oltre 5 milioni e 300mila euro (due dei quali sul tecnopolo faentino), la maggioranza dei quali (3 milioni e 300mila) arrivano dalla Regione, in parte minore dagli enti locali, e il resto dal programma europeo Por-Fesr per l’innovazione. «E anche per i prossimi anni - assicura il dirigente provinciale alle Attività produttive Alberto Rebucci -. l’intenzione è quella di concorrere ad ulteriori fondi del Por-Fesr 2014-2020 per avviare nuovi progetti di sviluppo».
Quella del 10 giugno sarà l’occasione per fare il punto su come sono stati utilizzati questi finanziamenti, su cosa hanno prodotto le linee di ricerca attivate 4 anni fa e su quelle più recenti. Tra le più promettenti, intanto, a Ravenna ci sono quelle sull’efficienza energetica e impatto ambientale delle biomasse in agricoltura, sui sistemi di accumulo delle fonti energetiche non programmabili, sul biodisel e sui compositi per motorizzazioni nautiche. Mentre  a Faenza, si studiano le nuove applicazioni di materiali  innovativi (ceramici e compositi), l’innovazione applicata al restauro, ma anche le celle fotovoltaiche e la sostenibilità nel settore Costruzioni.

Daniela Verlicchi
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