Resta di Faenza, oggi finisce il periodo di cassa straordinaria. Al via 9 licenziamenti
La storica azienda faentina Resta srl, operante da oltre mezzo secolo nel settore delle macchine automatiche per la produzione di materassi, leader mondiale a livello tecnologico, ha deciso unilateralmente il taglio di nove posti di lavoro sui 45 attuali, considerati ormai un peso insostenibile per l’azienda e definiti non ricollocabili all'interno della stessa.
«Negli ultimi anni Resta srl ha già perso, per varie motivazioni, una decina di dipendenti, molti dei quali con incarichi nel settore tecnico e dirigenziale, perdendo competenze tecniche e capacità d'innovazione, necessarie per competere sul mercato globale - spiegano i sindacati di categoria -. Nel 2011 hanno inizio le vicende che hanno portato a questa situazione: l’azienda annuncia cinque licenziamenti, richiedendo ai sindacati di attivare una procedura di mobilità. Sindacati e lavoratori chiedono e ottengono però di attivare la Cassa integrazione, un anno di cassa ordinaria, più un anno di Cassa straordinaria per crisi, la cui scadenza è oggi, lunedì 3 febbraio. Nel corso di questi due anni, gli esuberi da cinque diventano nove: le nove persone vengono sospese completamente dal lavoro senza una dovuta e giustificata motivazione e senza che possano beneficiare della dovuta rotazione con gli altri colleghi, così come previsto dagli accordi e dalla legge. La Resta ora vuole licenziare nove dipendenti e non ha voluto accogliere le proposte dei sindacati e dei lavoratori stessi che chiedevano di prorogare la Cassa integrazione, disponibile per coprire un altro anno. Questo avrebbe consentito di ricercare una nuova collocazione in azienda o quantomeno di trovarne una in altre Società, avendo a disposizione altri mesi per cercare un nuovo lavoro».
«Prima di licenziare si devono usare tutti gli ammortizzatori sociali a disposizione»: questa è la dichiarazione di intenti che le Parti Sociali hanno concordato con le Istituzioni Regionali e questa è la richiesta che è stata fatta alla Direzione di Resta. Continuare ad usare la Cassa Integrazione sarebbe stato semplicissimo, se Resta lo avesse voluto. I costi aziendali sarebbero stati praticamente nulli, anzi, si consentiva all’azienda di avere più tempo per raccogliere la liquidità necessaria a saldare le spettanze dovute ai licenziati.
«Il percorso che voleva l’azienda partiva invece dal corrispondere ai licenziati solo il risparmio ottenuto da una mobilità volontaria, tremila euro circa, con il pagamento delle spettanze dovute (preavviso e Tfr) in un anno. Insomma si chiede ai lavoratori di accettare volontariamente il licenziamento e di concedere un prestito all’azienda che lo restituirebbe in un anno al solo prezzo degli interessi legali - continuano Cgil, Cisl e Uil -. I lavoratori coinvolti nei licenziamenti hanno trovato la porta chiusa ad ogni possibilità di trattativa, nonostante abbiano presentato richieste veramente esigue per chiudere la trattativa in modo concordato, così da non pesare sui 36 lavoratori rimanenti. L’atteggiamento di chiusura dell’azienda impedisce ai nove lavoratori di poter usufruire di un ulteriore anno di cassa integrazione che avrebbe potuto dare un po’ di sollievo alle nove famiglie in considerazione della grave crisi del mondo del lavoro e la notevole difficoltà a ricollocarsi. La Resta srl ha rifiutato qualsiasi tipo di mediazione, sia nell’incontro sindacale in presenza dei funzionari della Provincia, sia al tavolo istituzionale attivato presso l’Amministrazione comunale faentina. La volontà della direzione di Resta srl pone altre nove famiglie faentine nel dramma della disoccupazione e nel circolo vizioso della ricerca di un nuovo impiego che forse non arriverà, in un contesto economico del Territorio faentino non certo favorevole. Tutto questo è stato fatto e voluto nella consapevolezza che si poteva evitare o almeno poteva essere ritardato».
Foto di Raffaele Tassinari