Ceramica, le idee di Roberto Ossani (Isia Faenza): "Serve più innovazione"

«Sono abbastanza d’accordo con gli altri intervistati quando parlano di necessità di innovazione - dice Roberto Ossani, direttore dell'Isia - ma aggiungerei anche “di ricerca”. La ceramica di Faenza ha una grande tradizione e nel contempo, come ha fatto notare Servadei, anche una storica capacità di rinnovamento del proprio linguaggio e quest’ultima l’ha sempre salvata dalle crisi, che nel tempo sono state molteplici, più di quanto non si creda. Direi però che anche questo non basta più: ci vuole un bagaglio culturale e anche poetico, che l'artigiano di un tempo non aveva affatto e da cui, invece, oggi non si può più prescindere».
Quindi, non basta più la cosiddetta «buona mano»?
«Beh, in realtà ciò che noi chiamiamo “mano” in ceramica è sempre stato un connubio “occhio-mano-testa” che è il fondamento di ogni sapere artigianale, tuttavia oggi gli va aggiunta anche la necessaria conoscenza del design».
Detto da voi è ovvio: all’Isia si insegna principalmente design...
«Vero. Noi insegniamo principalmente questo, ma in realtà il design è dappertutto, in mille oggetti che vediamo e maneggiamo ogni giorno».
Quindi quando lei si riferisce alla necessità di un bagaglio culturale, per un ceramista, non pensa solo ai classici modelli dei musei, da cui trarre ispirazione...
«Quelli li do per scontati: sono assolutamente indispensabili ed è necessaria anche la sensibilità per apprezzarli, sensibilità che deriva dalla conoscenza. Ma uno che vuol far ceramica nel terzo millennio deve essere un po’ tante altre cose: non un ingegnere anche se deve conoscere tecniche di produzione, non un chimico anche se certo gli sono utili scienza dei materiali e padronanza dei processi di trasformazione, non un artista anche se deve masticare bene storia dell’arte e delle tendenze contemporanee, non un filosofo anche se certo gli serve porsi mille domande. Ecco, un po’ di tutto ciò. E inoltre direi che il ceramista dell’immediato, prossimo futuro, oltre alle capacità e abilità tecniche, dovrebbe conoscere la civiltà classica - patrimonio irrinunciabile nel processo formativo di chiunque - ed avere autonomia di pensiero, flessibilità e coscienza critica. Infine deve saper comunicare. Noi questo dobbiamo fornire ai nostri ragazzi o perlomeno cercare di farlo. Poi, se ciò si realizza, alle collaborazioni con il mondo dell’industria e dell’imprenditoria, artigianale o artistica, si arriva senza problemi». (Sandro Bassi)