Start up, dove si muovono i primi passi

C’è brace sotto la cenere. E così sotto ai deludenti risultati, in termini di numeri, delle start up in provincia (11 realtà contro le 43 di Modena, le 27 di Ferrara e le 143 di Bologna) che setteserequi ha pubblicato nello scorso numero, c’è un mondo in fermento che aspetta progetti e soprattutto finanziamenti per mettere le ali. Cosa manca, dunque? Lo abbiamo chiesto alle istituzioni, cercando di analizzare anche i, pochi, esperimenti pubblici o privati, nati per far crescere la cultura d’impresa innovativa in provincia.
A Ravenna, all’interno del percorso partecipato sull’Agenda digitale si è parlato anche di start up. «Le imprese che hanno partecipato al primo workshop - spiega Andrea Caccia di Cittàttiva che sta guidando l’esperimento - hanno chiesto al comune di costruire e sostenere un creative lab, uno spazio per imprese creative supportato da professionisti che possano aiutare le start up a crescere sul mercato».
Il Comune in effetti, aveva già iniziato a lavorare al progetto Collabora: «Un luogo pubblico - spiega l’assessore alle Attività produttive Massimo Cameliani - che vorremmo dare ad alcune realtà imprenditoriali innovative per lavorare in co-working. Ma non solo: grazie al contributo della Fondazione Enrico Mattei pensiamo di mettere a disposizione delle imprese risorse professionali per far crescere le start up».
E c’è pure un finanziamento regionale a disposizione. Peccato che l’orizzonte temporale non sia di quelli immediati: «Entro la fine del mandato del sindaco», spiega Cameliani. Sulle ragioni della scarsa diffusione delle start up in Romagna, Cameliani avanza una spiegazione di scenario: «Manca forse una certa cultura dell’auto-imprenditorialità nei giovani. Sono ancora alla ricerca del posto fisso. Un esempio: se le risorse riservate ai lavoratori della Camera di Commercio vanno a ruba, quelle per le nuove imprese faticano ad essere utilizzate. Ed è per questo che bisogna lavorare su scuola e università».
Qualche progetto, da questo punto di vista c’è, spiega il direttore di Fondazione Flaminia Antonio Penso: «Da anni, assieme a Cna stiamo portando avanti il progetto Ebg alle superiori che prevede simulazioni di impresa. Da tre, poi, abbiamo avviato proprio a Beni Culturali (dove la sfida è forse ancora più difficile) un programma, Euch, che fa lavorare gli studenti per gruppi alla creazione di start up in ambito culturale, e una sta davvero per partire. A ottobre, infine, grazie ad un finanziamento europeo stiamo tentando di ampliarlo ai nostri partner in giro per l’Europa».
In territorio faentino, spiega l’assessore alle Attività produttive Gaspare Minzoni, la sfida è quella di sviluppare e far andare di pari passo la vecchia idea d’innovazione incarnata in Centuria Rit e quella nuova che dovrà trovare casa ai Salesiani: «Lì, con gli spazi ristrutturati con un finanziamento regionale e le risorse messe in campo dalla Fondazione, stiamo lavorando alla realizzazione di un pre-incubatore d’impresa che riunisca piccole realtà innovative. Il modello operativo del tecnopolo, invece, va ripensato: quelle che incubava erano di fatto piccole imprese, ora le dimensioni son diverse».
Nel lughese, infine, c’è una realtà, privata (Fondazioni bancarie, Fantini Orselli e privati) che dal 2009 ha come mission sviluppare e mettere in rete idee d’impresa innovative. Si chiama Lugo Next Lab. «In 4 anni abbiamo avviato un migliaio di contatti - spiega il presidente Giacomo Melandri - e fatto partire 3 start up e altre sette sono pronte a partire».
Cosa manca dunque? «Le idee innovative ci sono - spiega Melandri -, ma quando chiedi finanziamenti, ti ridono in faccia. Ora abbiamo aperto altre strade, come quella del crowfunding e dei finanziamenti privati».
Mentre il Pubblico, leggi l’Unione dei Comuni della Bassa, su questo fronte pensa di aver fatto abbastanza: «Con l’impegno dei tecnopoli, o attraverso il lavoro di Centuria abbiamo prodotto collaborazione in attività di incubazione - spiega Maurizio Filipucci, sindaco di Conselice e responsabile delle Attività produttive dell’Unione - coinvolgendo 15 strutture e concretizzando 6 progetti nei settori della domotica, ceramica e servizi per l’internazionalizzazione. Con alcuni risparmi derivati dalla gestione in Unione, abbiamo aggiudicato un bando per l’innovazione d’impresa e la nascita di start up da 600mila euro».
Daniela Verlicchi