Referendum, il senatore Collina: "Col Sì cambiamo il Paese, nel Pd c'è qualcuno che sta esagerando..."
«Rischiamo di consegnare l’Italia a Grillo, a Salvini, alla Meloni e a qualche nostalgico di estrema sinistra. Sul voto del 4 dicembre non si scherza. La Riforma è stata modificata e votata ben sei volte dal Parlamento. Chi oggi come libero cittadino dice di votare ‘No’ dopo aver votato ‘Sì’ in Senato o alla Camera come lo spiega alla gente comune? Nel Pd c’è chi gioca col fuoco…».
Il senatore Collina va dritto al cuore del problema, l’Italia rischia di ritornare indietro ai tempi dell’instabilità politica, dello Spread da paura e degli speculatori in agguato se il 4 dicembre vincerà il ‘No’ al Referendum costituzionale. Uno scenario che aprirebbe sicuramente una crisi di governo con tutte le conseguenze più fosche ed una resa dei conti finale in casa Pd.
Senatore Collina, sul Referendum il Paese arriva spaccato al voto del 4 dicembre?
«Non credo che questo Referendum spacchi il Paese, perché la Costituzione è forte e non è indebolita dalla riforma. La prima parte della Carta non viene toccata, stiamo solo cercando di rinnovare la seconda. Anzi, questa riforma assicura l’attuazione migliore della prima parte, con un funzionamento più snello del processo legislativo».
Che clima si respira nel centrosinistra, nel Pd in particolare?
«C’è un clima molto contradditorio. Sento la presenza di una maggioranza silenziosa per il Sì, che rifugge dai toni sguaiati, che non ha voglia di uscire di casa sua per partecipare alle tifoserie già in campo, ma c’è anche chi sta aspettando il giorno dopo per riposizionarsi. Così non va, troppo comodo e pure sleale...».
Anche la Romagna non pare esente da questi comportamenti. Nel Pd c’è anche chi chiede, come Miro Fiammenghi, di resettare tutto…
«Sul nostro territorio ci sono comportamenti ingiustificabili da parte di esponenti del Pd che stanno per il No; non si sta in questa maniera dentro un partito. Credo che in queste ultime settimane il Pd ed i Comitati del Sì faranno un grande movimento, soprattutto nel contatto personale per spiegare le ragioni del Referendum, una riforma votata per ben sei volte dal Parlamento, tre alla Camera, tre al Senato».
Se vince il No il governo Renzi si dimette e torna a prevalere l’instabilità per il nostro Paese. E’ d’accordo?
«L’esecutivo Renzi è nato per riformare lo Stato e se non può farlo è molto probabile che se vince il ‘No’ il presidente del consiglio possa decidere di dimettersi. Ricordo ai teorici ‘della ditta’ che la sinistra è già riuscita a mandare a casa due volte il governo dell’Ulivo e dell’Unione. Oggi il rischio vero è quello di far dimettere il governo del Pd, di questo bisogna esserne consci. Dobbiamo pensare al voto per il bene del futuro dell’Italia, non per interessi di corrente, gli italiani non ce lo perdonerebbero».
Il Pd invece rischia la scissione dopo il referendum?
«Nel Pd ci sarà un chiarimento, questo è certo, che vinca il Si o il No. Il passaggio referendario farà storia, anche per il nostro partito. Resettare tutto è troppo comodo, si creeranno più facilmente dei solchi. Se vince il Sì non ci sarà assolutamente il ‘fuori fuori’ della Leopolda, ma ci sarà una valutazione decisa per chi vuole rimanere dentro al partito. Al congresso ci sarà un confronto su modelli diversi. Ricordo che questo Pd sta modernizzando la sinistra, siamo entrati nel Pse, il percorso fatto testimonia questo». (Manuel Poletti)