Crolla il prezzo del grano, -40% in un anno

Non accennano a diminuire le tensioni dei produttori cerealicoli per la grave crisi dei prezzi alla produzione di quest’anno, emersa durante l’ultima trebbiatura. Nonostante l’alta qualità del prodotto, le ultime quotazioni sui listini, in particolare per il grano duro, vedono un prezzo nell’ordine sui 18 euro al quintale, secondo i dati dalla Borsa merci telematica, con un calo di oltre il 40% rispetto al 2015.
Tanti i fattori che hanno inciso: dalla volatilità sui mercati internazionali al calo dei prezzi delle materie prime, passando per la speculazione e un import di prodotto non sempre chiaro.
Certo è che, a queste condizioni, produrre grano è praticamente impossibile. Dando uno sguardo ai costi di produzione, prendendo un livello medio di produzione di 65 quintali per ettaro, e una struttura di costi totali per lavorazioni e mezzi tecnici di circa 1.300 euro, nella maggior parte dei casi la remunerazione a produzione non riesce a coprire i costi.
Stessa dinamica anche per il grano tenero, anche se con un calo più contenuto rispetto alla campagna 2015, con livelli di prezzo sui 15 euro al quintale. «A luglio, con il coordinamento di Agrinsieme, insieme a Confagricoltura e Copagri, siamo stati promotori di varie iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla grave crisi di prezzi del nostro grano - spiega il presidente di Cia Ravenna, Danilo Misirocchi - il prezzo del frumento, in particolare di quello duro, è sceso praticamente ai minimi storici, mentre non sono calati, anzi aumentati i costi di produzione».
«C’è troppa differenza fra le remunerazioni ai produttori agricoli e i prezzi dei prodotti derivati del grano, dal pane alla pasta - continua Misirocchi - questa situazione si sta traducendo poi in problemi anche per i prezzi in altre coltivazioni, perché il prezzo del grano fa da base per altre quotazioni di produzioni estensive. Per questo continueremo a monitorare la situazione e a pressare le istituzioni per risolvere la questione. Il Ministero ha stanziato con un decreto a luglio 10 milioni per il fondo cerealicolo: non è molto, ma è comunque un segnale di attenzione verso il settore».
«Siamo a un livello di prezzo che oserei quasi dire scandaloso - attacca il presidente di Coldiretti Ravenna, Massimiliano Pederzoli - non riusciamo a valorizzare le nostre produzioni di qualità che rispettano gli standard proteici e salutistici e importiamo grano dal Canada dove lo seccano con il glifosate. Questa situazione non è accettabile, in questo modo tante aziende agricole italiane, in particolare del centro-sud, rischiano di scomparire, ma anche qui in Provincia di Ravenna, con prezzi al quintale sotto i 18 euro per il grano duro e appena di 15 per il frumento tenero, le remunerazioni sono insufficienti per coprire i costi. E’ necessario un più ampio impegno del governo e delle istituzioni».
Lorenzo Pelliconi