Marcello Fois racconta il suo libro «Luce perfetta» a Milano Marittima
Elena Nencini
Scrittore prolifico, Marcello Fois, nuorese, trapiantato a Bologna da diversi anni, presenta, mercoledì 3, a «Cervia la spiaggia ama il libro», la conclusione della trilogia familiare dedicata ai Chironi, «Luce perfetta», ambientato come la maggior parte dei suoi libri in Sardegna e caratterizzato da un linguaggio denso, raffinato, evocativo. Oltre alla narrativa, Fois si dedica anche alla sceneggiatura, sia televisiva (Distretto di polizia) che cinematografica (Ilaria Alpi. Il più crudele dei giorni).
«Luce perfetta» chiude una trilogia che è una vera e propria saga familiare.
«Si, si tratta di una vera e propria saga familiare in tre volumi, anche se ogni libro è autonomo. Io credo che lo scrittore debba avere una scrittura forte e intensa, debba sperimentare le cose. Esiste un quiproquo che spesso ci attraversa su questo mestiere, che va fatto con tutte le parole del vocabolario, con la sintassi, con la competenza».
Ai romanzi affianca le sceneggiature per le serie tv, dove è la differenza nello scrivere?
«Dico una cosa molto banale: alla base di tutto bisogna saper scrivere. Poi ci vuole un curriculum da lettori, lettori voraci. Si capiscono tante cose leggendo, si vivono esperienze di altri. Quando si scrive un romanzo si è soli, ma sei un dio onnipotente perché puoi tutto. La sceneggiatura invece è un processo collettivo, devi pensare al regista, all’attore, al budget. Io adoro la forma romanzo perché è un modo di ri-costruire l’universo».
Gli scrittori che l’hanno formata?
«Da ragazzo ho letto I tre moschettieri, L’isola del tesoro, ma i tre testi italiani fondamentali sono Pinocchio, Cuore e I promessi sposi».