La coordinatrice dei bagnini di Salvataggio, Simona Tarlazzi: "A maggio e giugno bassa affluenza. I turisti stranieri sempre i più indisciplinati"

Sguardo determinato e pugno di ferro, da 26stagioni Simona Tarlazzi veste la divisa rossa dei bagnini di salvataggio, che coordina insieme al collega Corrado Riva. Una novantina, quest’anno, i ragazzi che hanno superato i corsi aggiudicandosi un posto sulle torrette di salvataggio, passate dalle 68 del 2015 alle 72 del 2016: quattro postazioni in più che sono state allestite in spiaggia libera. A lei, impegnata tra un intervento e l’altro, chiediamo un bilancio di metà estate, nonostante la stagione, quest’anno, sia appena iniziata. «A maggio e giugno l’affluenza è stata bassa - conferma la bagnina - e gli interventi si stanno concentrando in questi ultimi giorni. Si tratta di operazioni più o meno gravi, che vanno dall’episodio dello scorso 17 luglio, che ha visto trarre in salvo ragazze moldave e marocchine a Marina Romea, all’ultimo decesso di una signora anziana a Casal Borsetti, avvenuto il 18 luglio».
Ad oggi, qual è il numero di interventi effettuato?
«Siamo all’incirca sui venti interventi, probabilmente meno di quelli realizzati l’anno scorso nello stesso periodo. Tutto, ovviamente, dipende dal tempo. Di solito ci attestiamo sui 110 a stagione, passando dal soccorso per un incidente banale a quello più grave».
Chi sono i bagnini che sorvegliano la costa?
«Quest’anno ci sono 85 ragazzi e 5 ragazze, tutti accomunati da una forte professionalità. Durante i corsi puntiamo molto sull’importanza di riuscire a fare una buona prevenzione prima dell’intervento, e devo dire che questo modo di procedere sta dando i primi risultati. Oggi la gente inizia a capire che se c’è bandiera rossa non si deve entrare in acqua, e che se il bagnino fischia gli si deve obbedire. E’ anche vero, però, che continuano ad esserci molti stranieri che non rispettano le regole e che sottovalutano il pericolo. Essendo un’occupazione stagionale registriamo una grande rotazione del personale: da noi i ragazzi si fermano per non più di quattro stagioni, il tempo di pagarsi gli studi. Non vorremmo, però, che questo mestiere venisse sottovalutato, in quanto comporta una enorme responsabilità. Per questo abbiamo solo ragazzi maggiorenni, a cui insegniamo che non si è sulla spiaggia a fare ‘gli splendidi’, ma per prestare soccorso. Molti di loro, contemporaneamente, seguono corsi realizzati dalla Croce Rossa e dalla Pubblica Assistenza, il che significa che hanno contezza di quello che stanno facendo».
Quali sono gli errori più comuni da parte dei bagnanti?
«Nella maggior parte dei casi molti stranieri vanno in acqua a stomaco pieno, non hanno la cultura del mare e bevono alcolici prima di immergersi. La maggior parte di loro, poi, non sa nemmeno nuotare. I malori si verificano più frequentemente sulla battigia, in 40 cm d’acqua, e originano episodi che spesso si trasformano in tragedia».
Per lei si tratta della 26esima stagione: qual è il suo bilancio personale?
«Durante gli anni trascorsi in torretta ho effettuato diversi interventi per casi più o meno gravi; col tempo si ricordano, ma si va avanti, si tende non dico a dimenticare, ma a guardare oltre. Anche se io e Riva non siamo fisicamente in torretta, essendo co-responsabili, quando accade qualcosa arriviamo in supporto del bagnino di turno o su moto d’acqua o con mezzi terrestri. A differenza di quanto si pensi, non capita spesso che qualcuno torni a ringraziare, spesso a causa dell’imbarazzo per essere stato soccorso».