Bambini autistici, il vuoto estivo dei servizi

12 Luglio 2016 Cronaca
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L’estate, per le famiglie con figli autistici, è un periodo difficilissimo. Noemi Cornacchia, presidente dell’Angsa Ravenna, la definisce «uno dei nodi irrisolti, al pari del tempo libero e del post-scuola». I servizi dedicati, soprattutto sopra i 12 anni di età, quando viene a mancare l’offerta (soprattutto pubblica) dei centri estivi, latitano del tutto: «Con la conseguenza che i ragazzi vengono ghettizzati, rendendo ancora più difficile l’integrazione che era stata tentata negli anni precedenti. Le proposte, nella fascia di età delle elementari, sono infatti dedicate esclusivamente alla disabilità». Come dire, insomma, che «l’estate anticipa l’inizio delle criticità che gli autistici saranno costretti a vivere più avanti, una volta usciti dal mondo della scuola». Diverse speranze, Cornacchia, le infonde nel centro per l’autismo che nascerà in una casa di Borgo Montone, dove i lavori di ristrutturazione sono appena cominciati, grazie al finanziamento della Fondazione Pini di Bologna, che lo gestirà.
Una sperimentazione, questa volta sui bimbi piccoli, l’ha avviata invece, lo scorso 4 luglio a Palazzo Borghesi a Faenza, il consorzio «Il Solco» in accordo con la Cooperativa Ceff e in collaborazione con associazione Autismo Faenza Onlus e le cooperative Il Cerchio, Progetto Crescita e San Vitale. Si tratta della summer school Anacleto, un servizio nato sulla spinta delle famiglie: «I genitori dei bimbi che giù seguiamo durante l’anno nei due centri privati Anacleto di Ravenna e Faenza – spiega la psicologa e coordinatrice Alessandra Annibali – lamentavano da tempo un vuoto rispetto alla presenza di servizi estivi dedicati ai loro figli. E ci hanno chiesto di organizzare qualcosa. Al momento abbiamo sei bambini iscritti, tutti intorno ai cinque anni e stiamo cercando di compensare quella che viene sentita come la mancanza più grossa da giugno a settembre: la scuola”. I bambini con disturbi dello spettro autistico, infatti, durante l’anno scolastico possono contare su insegnanti di sostegno ed educatori: “Durante l’estate, sebbene nei centri del Comune di Ravenna ci siano figure competenti, in altri territori non è la stessa cosa: penso alla stessa Faenza, dove i Cre comunali non esistono». Alla scuola estiva i bambini seguono in maniera ancora più intensiva i progetti individualizzati che realizzano durante l’inverno: “Oltre agli obiettivi educativi singoli, qui puntiamo sul lavoro di gruppo per sviluppare le abilità sociali, comunicative e di gioco. L’intenzione, infatti, è di portare i bambini al parco e in piscina. Sperando che questo servizio, che quest’anno durerà per tutto luglio, possa diventare stabile dal prossimo anno».
Perché un altro dei problemi estivi è quello dell’allentamento delle terapie alla Neuropsichiatria infantile dell’Ausl. Lo ha vissuto sulla pelle di sua figlia anche Deborah Fuschini, mamma di Ginevra, otto anni: «Mia figlia, avendo superato il settimo anno di età, non ha più diritto alle terapie previste dal programma regionale Pria. Ma quando era più piccola, nella stagione estiva le ore che le spettavano tra logopedia e terapia psico-comportamentale, due alla settimana in tutto, venivano interrotte anche per un paio di mesi. Con il risultato che, per non farle perdere certe acquisizioni, mi rivolgevo ai professionisti privati». Migliore, invece, la situazione dei centri estivi: «Siamo state fortunate: l’educatrice che segue Ginevra alle elementari è la stessa che le è stata affidata al Cre gestito dal decentramento del Comune di Ravenna. Non è scontato, spesso non succede: ma per un bambino con i problemi della mia bambina, cambiare figura di riferimento anche solo per due mesi è un disastro». (Silvia Manzani)
 
Dalla neuropsichiatria: «Seguiamo 185 minori»

Sono 185, al momento, i minori che la Neuropsichiatria infantile dell’Ausl Ravenna segue su scala provinciale, con un aumento delle diagnosi che si aggira intorno al dieci percento, grazie alla valutazione sempre più precoce. L’interruzione estiva delle terapie, spiega la responsabile Valeria Savoia, dipende da alcuni fattori come le ferie degli operatori e quelle delle famiglie: «In ogni caso, ogni piano di trattamento viene condiviso con i genitori dei bambini. Sui bimbi molto piccoli, per esempio, capita che le terapie proseguano senza soste anche se è estate. In casi di difficile organizzazione, si può rimanere scoperti anche per un mese». D’estate, poi, «se un bimbo anche sopra i sette anni (quando il programma regionale Pria non garantisce più le terapie settimanali) ha bisogno di un trattamento logopedico, lo richiamiamo per un pacchetto di ore. Stessa cosa se è necessaria una rivalutazione».
 
Spiaggia «autismo frendly», il progetto non decolla
L’idea, un anno fa, aveva fatto davvero notizie: un litorale, quello ravennate, da rendere «autismo friendly», sul modello riminese, con albergatori e operatori commerciali formati per accogliere i bambini e gli adulti autistici. Il progetto, lanciato dal Consiglio territoriale del mare, ha avuto però meno riscontro del previsto. Ma il presidente Davide Benati non si dà per vinto: «Al corso di formazione hanno partecipato tutti i bagni di salvataggio e alcuni campeggi come il Rivaverde, il Villaggio del Sole e il Villaggio dei Pini. La spiaggia ravennate, insomma, ha alcune zone a misura di autismo certificate dall’associazione Rimini Autismo. Purtroppo non c’è stata partecipazione da parte degli albergatori e dei titolari degli stabilimenti balneari. Credo sia un problema di sensibilità: manca la consapevolezza che fare turismo e accoglienza significa farli con un occhio a tutte le fasce di popolazione. Non escludiamo, il prossimo anno, di rilanciare il progetto».
 
 
 
 
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