Raffaele Drei, presidente di Agrintesa: «Riscoperte, nuove varietà e più bio nel nostro futuro»
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«Il 2015 è stato migliore dell’anno precedente, mentre in linea generale i consumi non molto alti ci stanno penalizzando». Raffaele Drei, presidente di Agrintesa, la grande cooperativa faentina stila un primo bilancio (parziale perché la stagione agricola si chiude a fine primavera). Sulle produzioni che avevano sofferto di più, si registra un leggero miglioramento per quanto riguarda le pesche nettarine, anche se non ancora sufficiente per recuperare le perdite passate a favore soprattutto della concorrenza spagnola, e le susine, che invece rappresentano un bel segno positivo.
«Nel 2015 abbiamo fatto importanti investimenti per quanto riguarda il kiwi, verde e soprattutto giallo, che rappresenta certamente un percorso interessante per noi, con la nascita di un Club di prodotto fatto ad hoc».
Un’altra novità rilevante per il 2015 è stata la nascita di Opera, la società che governa ben 18 aziende che producono e commercializzano le pere. «Raccogliamo il 30% della produzione nazionale, all’interno ci sono aziende di estrazione molto diversa, ma la forza del progetto sta proprio nell’aver fatto ‘sistema’ per migliorare la qualità del prodotto e venderlo al meglio - sottolinea soddisfatto Drei -. Opera è un progetto che serve anche per tutelare il nostro patrimonio. Il pero, infatti, pur essendo radicato, va difeso, perché negli ultimi anni si stava registrando una diminuzione costante degli ettari coltivati».
Nel 2015/16 intanto si è registrato, per la prima volta da alcuni anni, l’aumento degli ettari coltivati rispetto a quelli abbandonati. «Da ben dieci anni era in negativo - chiarisce Drei -. Il futuro vede avanzare altre colture, come il noce che è in crescita costante, poi il kiwi rosso, l’albicocco con nuove varietà e le ciliegie, che hanno registrato un +40 ettari nell’ultimo anno».
C’è poi la frontiera del bio, di gran moda, ma che necessita di tempi lunghi per arrivare a produzioni consistenti. «Per effettuare una riconversione servono almeno 3 anni - conclude Drei -. Bisogna inoltre sottolineare che non stiamo parlando di colture non trattate, bisogna sfatare questo mito. Sono prodotti trattati in maniera diversa da quelli tradizionali, tutto qui».
Manuel Poletti - direttore@settesere.it
Foto di Raffaele Tassinari