Panchine in mosaico: l'intervento di Saturno Carnoli

Saturno Carnoli ha appena firmato «Il Nero e il Rosso. Due tessere nel mosaico della storia» (ed. Moderna), testo scritto a quattro mani insieme a Guido Pasi che narra la storia di due mosaicisti - il ravennate Zelo Molducci e il faentino Sauro Ballardini - entrambi formatisi nella scuola del mosaico dell'Accademia di Ravenna. A lui chiediamo un parere sulla situazione del mosaico in città. Carnoli, secondo lei esiste una progettualità che riguarda il mosaico? «Assolutamente no, anzi si tratta di uno scandalo perchè rappresenta una opportunità di dialogo con il mondo che non viene sfruttata. Noi abbiamo due cose da custodire, i cicli esclusivi dei monumenti e la capacità di insegnare mosaico. Fino a dieci anni fa c'erano numerose scuole di mosaico, oggi non ne esiste più neanche una. Per visitare i monumenti si devono ancora pagare due biglietti, uno alla Curia, l'altro allo Stato, e le poche botteghe presenti si fanno la guerra tra di loro. Il quadro è a di poco desolante». Perchè, in una città nota per le sue tessere, si devono acquistare panchine in mosaico da fuori? «Perchè la cultura, a Ravenna, è fatta a scompartimenti stagni: esiste una Fondazione, Ravenna Antica, proprietaria di un 'mezzo museo', Tamo; poi esiste il Mar, un altro 'mezzo museo', a cui si aggiungono il parco archeologico di Classe, che ancora non funziona, e il Ravenna Festival. E ognuno di questi scomparti procede in maniera autonoma rispetto agli altri. Fino a poco tempo fa potevamo contare sul dirigente scolastico Marcello Landi, oggi in pensione, che si è sempre preoccupato di creare un dialogo su arte e mosaico all'interno della città. Abbiamo altri personaggi di spessore quali ad esempio Claudio Spadoni, ma le mostre che organizza al Mar potrebbero essere ospitate anche a Zurigo o Bergamo». Cosa potrebbe fare Ravenna per valorizzare maggiormente quello che ha? «Come prima cosa si dovrebbe realizzare un museo internazionale del mosaico in centro storico. Potenziali 'contenitori' potrebbero essere palazzo Guiccioli o palazzo Rasponi: in questo modo, ai turisti di passaggio verrebbe spiegata l'importanza del mosaico e si partirebbe da qui per un tour in città alla scoperta dei monumenti. Oggi gli studenti stranieri sono una rarità, ma chi fa mosaico nel mondo è passato da Ravenna. Non si capisce perchè siano stati chiusi i corsi professionali dell'Albe Steiner e perchè l'Accademia, ceduta a Bologna, sia stata relegata nella periferia della città, a due passi dal cimitero. Avevamo in esclusiva la capacità di insegnare mosaico, ma questa caratteristica è stata dissipata dai gruppi dirigenti. Lo stesso vale per Dante. Gli happy hour hanno una scadenza, come gli yogurt, mentre il turismo culturale non conosce tempo. Ma questa è una lezione che l'Amministrazione continua a non capire».