Slow Food Ravenna rilancia la tradizione della «scarnadura» domenica 24
Coppa di testa, ciccioli e salsiccia sono solo alcuni dei prodotti più golosi della macellazione del maiale, in dialetto la «scarnadura». Un’operazione che nelle campagne del ravennate costituiva, e in alcuni casi costituisce ancora, un vero e proprio rito. Da alcuni anni la condotta Slow Food di Ravenna invita soci ed amici a rivivere questa tradizione, una festa di gusti e sapori che vuol essere anche un omaggio a un tipo di allevamento e lavorazione rispettosi dei ritmi e dell’essenza della natura. L’appuntamento è per domenica 24 gennaio alla sala Slow Food dell’Happy Bar di Marina di Ravenna (costo 20 euro per i soci, 25 per i non soci, massimo 60 posti; prenotazione obbligatoria: slowfoodravenna@gmail.com, 347/9564551). Chi vuole assistere e contribuire alla lavorazione della carne (si raccomanda un abbigliamento comodo) può presentarsi dalle 9.30. Aiuterà i norcini (Pierangelo e il suo staff) a preparare salami, salsicce, cotechini, ciccioli, costolette, pancetta, fegatelli e altre prelibatezze che saranno poi cotte sulla brace e servite con piadina romagnola e pane toscano. Dalle 12.30 il via al pranzo, a base di: guanciale stagionato (del maiale dell’anno scorso) con piadina, coppa di testa, ciccioli fatti al momento, ossa bollite servite con sale dolce di Cervia, «Sintè» (impasto di salame e cotechino cotto sulla brace), salsiccia, costine, pancetta, braciole, fegatelli con la rete, radicchi di campo, migliaccio e ciambella, con Sangiovese superiore e grappa Ceschia di Ramandolo.
L’amore di questa terra verso i suini è ben sintetizzata nel libro «Caro vecchio porco ti voglio bene. La tradizione del maiale in Romagna» di Graziano Pozzetto (2014, Ponte Vecchio) dove l’autore illustra la cultura dell’allevamento nelle case contadine del passato, ripropone le regole dell’arte dei nostri norcini, e soprattutto riscopre la ricchezza e la varietà di questa cucina.
Foto tratta dalla pagina Facebook «Slow Food Ravenna»