Ravenna, l'associazione Spazio 104 punta all'inserimento lavorativo dei propri ragazzi. Masotti: «Abbiamo un sogno»
Elena Nencini
E’ nata in piena pandemia l’associazione Spazio104, nel settembre 2020, a causa della necessità di alcune famiglie di ragazzi con disabilità di trovare risposta al bisogno di socializzazione e a rimanere all’interno di un “gruppo strutturato” del quale già facevano parte da diversi anni. A questo si aggiungeva l’obiettivo di trovare un progetto di inserimento lavorativo per i ragazzi più grandi, già avviati in un percorso di tirocinio nell’esperienza precedente; e un luogo di aggregazione, tempo libero e proposta di socializzazione e laboratori per i ragazzi ancora impegnati nel percorso scolastico.
Grazie a un contributo di 25 mila dollari (circa 22 mila 700 euro) da parte di Cabot Italiana - a cui si aggiungono le cifre ottenute con la vendita delle uova pasquali e alla collaborazione di Ravenna FC, OraSi Basket Ravenna Piero Manetti e Atletica Ravenna - l’associazione ha potuto acquistare un pulmino. A raccontare le ultime novità è la presidentessa di Spazio104 Maura Masotti.
Quali sono gli scopi dell’associazione?
«Oltre al raggiungimento di un inserimento sociale la nostra priorità è arrivare a un inserimento lavorativo per tutti i ragazzi. In particolar modo, poiché la loro storia e formazione nasce nell’ambito della ristorazione, continuiamo ad avere come obiettivo quello di realizzare un progetto in questo ambito».
Avete raggiunto dei risultati a questo proposito?
«Siamo al terzo anno di nascita dell’associazione e stiamo continuando con le attività dei nostri ragazzi. Nel 2023 siamo riusciti a far entrare due ragazze nel mondo del lavoro: una lavora, con un contratto a tempo indeterminato, in una pizzeria in centro a Ravenna. L’altra invece, ha avuto un contratto a tempo determinato per 6 mesi prorogato di altri 6, come cassiera alla Technomat. Adesso speriamo che diventi indeterminato. Erano alla prima esperienza lavorativa dopo la maturità e hanno fatto dei tirocini con l’Engim. Grazie alla nostra rete siamo riusciti ad inserirle nel mondo del lavoro».
Di quanti ragazzi si occupa attualmente l’associazione?
«Una decina di ragazzi: alcuni di loro fanno parte di un progetto con la cooperativa La Pieve al centro RiCreazioni in via Don Carlo Sala, altri sono impegnati in singole situazioni lavorative. E’ importante che i ragazzi acquistino maggiore autonomia, quindi ci occupiamo dell’attività pomeridiana dei ragazzi e del tempo libero, con iniziative diverse – laboratori, escursioni, partecipazione ad eventi, attività sportive.
Uno dei ragazzi frequenta ancora la scuola, mentre 5 sono inseriti, appunto, con La Pieve. L’età va dai 17 ai 37 anni. Sono persone che hanno ancora i genitori e quindi vivono a casa».
Grazie a Cabot e alla collaborazione con alcune società sportive siete riusciti ad acquistare un pulmino, a cosa servirà?
«Ad accompagnare i ragazzi alle attività che svolgono e che gli permettono una crescita ed uno sviluppo per raggiungere un’autonomia personale. Parliamo di palestra, ginnastica, improvvisazione teatrale, piscina, come altri progetti che partiranno da metà aprile fino a metà ottobre con la barca a vela. Ci saranno uscite al museo, sono tutte iniziative che servono a far far ai ragazzi una serie di esperienze diverse. Prima di acquistare il pulmino i volontari li accompagnavano con le proprie auto».
Un sogno da realizzare?
«Ci piacerebbe riuscire ad acquistare un’attività, per esempio nell’ambito della ristorazione, da far gestire ai ragazzi, ma per fare questo servirebbero molto risorse oppure un imprenditore che avesse voglia di investire su di noi».