C'è un moto d'orgoglio enologico che sta nascendo a sud della via Emilia. C'è una chiara voglia di protagonismo in bottiglia che cresce e sale lungo la valle del Tramazzo. C'è la necessità di creare un'identità che sappia raccontare al mondo del vino una specificità in calice distintiva. Se la Romagna ha intrapreso, non certo da oggi, la strada della valorizzazione della qualità e della differenza dei stili enologici un motivo c'è. Permeare i mercati con i simboli di questa terra, Sangiovese e Albana su tutti, è un'impresa tutt'altro che semplice, scontata e banale. Oltre al coraggio, ai numeri e a una sana coscienza delle proprie potenzialità, c'è bisogno sempre di più di una capacità narrativa che sappia invogliare il consumatore a sceglierti. Bene ha fatto il Consorzio vini di Romagna, nel settembre 2011, a suddividere l'area di produzione del Romagna Sangiovese doc in dodici menzioni geografiche aggiuntive, meglio note come sottozone. Ma questo da solo non basta. Si tratta di aree di produzione, tutte posizionate a sud della via Emilia che dalla Serra (Castel Bolognese) a Longiano in terra di Rubicone, che puntano a sottolineare ai wine lover, evidenti diversità che insistono e definiscono le peculiarità pedoclimatiche e quindi organolettiche dei vini. Sono dodici perché per ora non hanno aderito i territori dell'imolese e del riminese che hanno invece puntato, anche se qualcosa sta cambiando soprattutto per il riminese, sulle Doc «Colli di Imola» e «Colli di Rimini». Al di là dei tecnicismi una di queste dodici realtà sta lavorando in maniera assidua per dare concretezza operativa a questa impostazione. Si tratta di Modigliana. Il convegno tenutosi sabato scorso lo ha messo in chiara evidenza. Dodici produttori (Balia di Zola, Cà Nova, Cantine Intesa, Casetta dei Frati, Castelluccio, Lu.Va., Mutiliana, La Pistona, Il Pratello, Il Teatro, Torre San Martino, Villa Papiano) hanno così iniziato un percorso di condivisione strategica per la promozione del terroir nel quale operano. Un terroir e non solo territorio che ha una valenza produttiva ma anche e soprattuto socio-culturale. Nasce così il progetto «Modigliana, stella dell'Appennino». Un vocabolario e un linguaggio comune che mette al centro l'identità del territorio piuttosto che il marchio. Un paradigma se vogliamo nuovo che dovrà misurarsi con la complessità del mercato ma che sicuramente aiuterà la conoscibilità di prodotti enologici unici e accattivanti. Sangiovese che seppur nelle differenze imprescindibili da azienda ad azienda, grazie a caratteristiche morfologiche, territoriali, pedoclimatiche uniche ritrovano una matrice di stile omogeneo in bottiglia. Austerità nell'aromaticità, finezza nella struttura, longevità nella durata sono le caratteristiche che li rendono luminosi nelle sfumature cromatiche, netti dal punto di vista aromatico, leggermente fruttati, sapidi, freschi e quasi balsamici. Il tutto supportato da una tannicità rarefatta nel gusto.
Un simbolo per tutti i produttori
Ad aprire la strada al «consorzio» di aziende racchiuse nel Modigliana doc c'è un simbolo. Una ideogramma, ideato dal grafico faentino Enrico Stradaioli, a forma di stella cometa formata da due elementi rappresentativi dell'identità di terroir. Una coda con tre linee in rappresentanza delle altrettante valli che ne definiscono il territorio: Ibola, Tramazzo e Acerreta e la stella vera e propria simbolo. Questo emblema sarà inserito nelle etichette di ogni bottiglia in vendita a partire dalla vendemmia 2016. Un modo concreto e immediato per testimoniare un'unicità d'intenti e visioni.
Una condivisione d’intentri
Il taglio del nastro per l'avvio ufficiale del progetto «Stella dell'Appennino», si è tenuto sabato scorso con il convegno «Sangiovese in Appennino, una sfida» realizzato nell'auditorium del Tempio di Modigliana. Oltre al eno-giornalista Giorgio Melandri che ha aperto il confronto sul tema «Modigliana: una questione di linguaggio» si sono avvicendati gli interventi del giornalista e storico locale Giuseppe Sangiorgi su «Le origini del Sangiovese un’ipotesi», del presidente dell’Accademia dei Georgofili Giampiero Maracchi che ha spiegato «I cambiamenti climatici e l’influenza degli stessi sulle prospettive di una vitivinicoltura», di Alessandro Liverani su «La geologia, la pedologia e le iterazioni della viticoltura con l'ambiente forestale nelle valli di Modigliana», dell'enologo Vittorio Fiore su «L’inizio di una scommessa», dell'agronomo Francesco Bordini su «La vitivinicoltura nelle Valli di Modigliana, il progetto Modigliana Doc» per concludersi con la riflessione del manager Gianmatteo Baldi su «Il Sangiovese: mercato ed i nuovi gusti».