Faenza, gli Accademici della cucina organizzano, il 13 aprile a Brisighella, un evento dedicato ai fratelli Raccagni

Romagna | 29 Marzo 2024 Le vie del gusto
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Riccardo Isola - La cultura gastronomica e culinaria italiana ha, dal 1953, i suoi accademici. Non intesi come eruditi professori chiusi nelle loro biblioteche «ribollenti» d’aromaticità, bensì come testimonial dinamici di una cultura che è parte integrante, e per certi versi fondante, del made in Italy del gusto. Settant’anni fa, su iniziativa di Orio Vergani (giornalista e scrittore), in un’assolata estate milanese, prese corpo l’idea della creazione di qualcosa che potesse al contempo riuscire a unire una passione legata ai piaceri della tavola con una direttrice di sedimentazione, promozione e ricerca culturale. Ecco così la nascita dell’Accademia Italiana della Cucina.

SCOPI E ATTIVITA’
Scopi, obiettivi, finalità sono chiari fin da subito: essere custodi e divulgatori attenti di un patrimonio inestimabile e riconosciuto in tutto il mondo come quello gastronomico italiano. Binari dai quali, a distanza di decenni, non ci si è mai discostati. Lo attesta il delegato faentino dell’Accademia, Leonardo Colafiglio: «le delegazioni in Italia e le legazioni, cioè le sedi dell’Accademia presenti fuori dai confini nazionali, organizzano da sempre numerose iniziative, convegni, pubblicazioni e ricerche storiche. Momenti rivolti alla tutela e alla valorizzazione della cucina italiana tradizionale ma senza erigere barriere insormontabili nei confronti dell’innovazione e dello sviluppo di una cucina contemporanea. Cucina che però non perda mai di vista le radici e i legami con l’autenticità dei territori e delle tradizioni dai quali proviene». Ma non solo. «Da anni abbiamo affiancato a questa storica mission anche quella della narrazione e diffusione con la creazione di supporti comunicativi differenti come la rivista cartacea, i quaderni monotematici, gli itinerari e la collana di cultura gastronomica, una guida alle buone tavole e una dedicata ai ristoranti. Non dimentichiamo poi che nel 2023 abbiamo realizzato il libro Le ricette della nostra infanzia». Inoltre non manca, e non poteva certo essere altrimenti visto che si parla di cucina, di approfondimenti continui in punta di forchetta. «Oltre ai premi e ai riconoscimenti, durante l’anno - conferma il delegato faentino - organizziamo attività dal vivo visitando i ristoranti e gli agriturismi del territorio. Lo facciamo con tutte le tipologie di locali presenti perché il nostro compito è quello di fotografare lo stato dell’arte della tavola. Inoltre, una volta l’anno, teniamo la Cena ecumenica, organizzata nello stesso giorno da tutte le delegazioni, nel proprio territorio. Il tema comune scelto viene declinato non solo nel menù ma anche negli interventi dei relatori».

LE DELEGAZIONI
In Italia sono presenti duecento venticinque delegazioni, di queste ventisei vanno da Piacenza a Rimini e, per quanto riguarda il territorio romagnolo, praticamente da Castel San Pietro fino a Cattolica, se ne contano undici. Sono, da nord a sud, quelle di Castel del Rio - Firenzuola, Castel San Pietro - Medicina, Cervia - Milano Marittima, Cesena, Faenza, Forlì, Imola, Lugo, Ravenna, Riccione - Cattolica e Rimini.

LA REALTA’ FAENTINA
«Nel territorio di Faenza - sottolinea il referente - siamo presenti da quasi una trentina d’anni. In totale abbiamo trentacinque soci e nel corso di questa nostra storia abbiamo cercato sempre di promuovere la tradizione della cucina del territorio attraverso eventi, pranzi e cene ma anche momenti cultural-divulgativi». La prossima, importante, è sicuramente quella che prenderà vita il 13 aprile a Brisighella. «Si tratta di un evento programmato per il 2024 a un anno dalla morte di Tarcisio Raccagni».

BRISIGHELLA DEI RACCAGNI
L’iniziativa è di quelle che difficilmente ci si può lasciar scappare. Per chiunque abbia a cuore la tradizione, la cultura, la sedimentazione intellettuale e fisica della trasformazione della materia cibo, l’appuntamento che si terrà nel Chiostro dell’Osservanza dalle 10 del 13 aprile, è di quelli imperdibili. In questa giornata, infatti, si parlerà, grazie alla moderazione di Giorgio Melandri, di due capisaldi, antesignani e maestri dell’enogastronomia, della ristorazione e della cultura alimentare di alta qualità: i fratelli Nerio e Tarcisio Raccagni. Visionari di periferia pre-appenninica, il primo fondatore della «Grotta» di Brisighella il secondo deus ex machina del mitico «Gigiolè», aperto nel 1956 dal padre Luigi, che hanno gettato il seme dell’ormai imprescindibile slancio e cambio di rotta che doveva necessariamente intraprendere la ristorazione di alta qualità. Parole chiave come filiera corta, territorialità e stagionalità, contaminazione, giusto abbinamento tra cibo e vino sono state la chiave di volta di un successo che ha fatto la storia non solo locale, ma della cucina moderna italiana. «Questo appuntamento rappresenta un grande momento di divulgazione di storia e passione per la cucina. Nerio e Tarcisio Raccagni sono stati apripista indiscutibilidi un’alta ristorazione e di una ospitalità che si è fatta scuola. Basti pensare - aggiunge Colafiglio - come grandi chef di oggi siano passati, nella loro fase professionale, proprio nelle cucine di questi due Maestri. Da Barbieri a Cammerucci, da Corelli a Teverini, questi testimonial viventi saranno presenti all’appuntamento del 13 aprile con personali contributi video. Non mancheranno poi altri interventi di spessore come quello di Massimo Montanari, Federico Graziani, Andrea Spada, Beppe Sangiorgi, Gian Matteo Baldi. Infine proprio per lasciare una testimonianza di questa iniziativa sarà realizzata, a cura di Melandri, una pubblicazione con documenti inediti e gentilmente concessi dalla famiglia Raccagni».
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