Cent'anni fa la nascita di Arrigo Boldrini (Bulow), il racconto di Artioli (Anpi)
Si sta celebrando il centenario della nascita di Bulow. Prima alla festa de l’Unità di Ravenna davanti alla gente sua. Poi in Parlamento. Poi di nuovo a Ravenna. La partecipazione è alta e la cosa non sorprenda: Bulow ebbe qualità d’assoluto valore militare che restano nella memoria di partigiani e patrioti e dei loro discendenti. Oggi a tutti è chiaro che 100 anni fa nasceva uno dei padri della nostra Italia democratica, repubblicana e antifascista.
Per la verità le date di nascita di Bulow sono due: il suo compleanno anagrafico che è il 6 di settembre e quello politico che è l’8 di settembre. Era l’8 di settembre del ’43 quando Bulow, di fronte a alla confusa dichiarazione d’armistizio fatta da Badoglio alla radio, prese la parola in piazza Garibaldi. Salì sul basamento della statua e disse che se un popolo vuol conquistarsi libertà, dignità, indipendenza lo deve fare da sé.
Questa fu la scintilla dalla quale seguì mesi dopo l’idea di Resistenza in pianura. Un’eccezione! Per la lotta armata c’era la montagna, dove la natura aspra la favorisce. Invece lui e altri comandanti la vollero in pianura e nelle valli: i nazifascisti lì erano e la popolazione avrebbe sostenuto i partigiani. Così fu e oggi quel radicamento popolare è ancora presente.
Bulow politico fu costituente e dirigente e parlamentare del Partito Comunista. Alla fine di questo aderì al Partito Democratico e poi al Partito Democratico della Sinistra e poi basta, ché l’età avanzata impone le sue regole. Uomo intransigente nel considerare il Senso dello Stato, il dovere di mantenere gli impegni, la lotta al settarismo. Ma anche uomo rispettoso della libertà di coscienza.
Sulla sua laicità ci sono innumerevoli testimonianze che dicono di quando l’ateo convinto incontrava il cattolico convinto. E chissà cosa si dissero lui e in cardinal Tonini, mandato a Ravenna per raddrizzarla un po’ dagli anticlericali? Chissà cosa si dissero ad Argenta, in un pomeriggio di caldo padano a una celebrazione del povero Don Minzoni?
Bulow e Tonini, già parecchio adulti, finirono su una panchina a conversare. All’ombra. Gli autisti in disparte. Una conversazione riservata che durò e durò. Certo Tonini era un parlatore e Bulow non tanto. Forse Tonini parlò della sua Piacenza e Bulow della sua Ravenna. O altro. Di certo i sentimenti si sono incontrati altrimenti chi li obbligava a stare lì nel ciocco di agosto?
*Ivano Artioli (Presidente provinciale Anpi)