Il nuovo vescovo Mario Toso si presenta: "Cooperiamo con la città per crescere"

Faenza | 13 Marzo 2015 Blog Settesere
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Vescovo, ma non da solo. In questa prima intervista a Setteserequi monsignor Mario Toso, nuovo vescovo di Faenza, chiede le preghiere e in un certo senso anche l’aiuto di tutta la diocesi per iniziare il suo episcopato. Domenica 15 alle 16 in Duomo farà il suo ingresso ufficiale a Faenza, una diocesi che per ora conosce solo per sentito dire, ma che condivide con il lui la passione per il sociale. Classe 1950, monsignor Toso, veneto d’origine, dopo avere insegnato e diretto la Pontifica Università Salesiana (ordine di cui fa parte), è stato infatti segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Ora, approdato a Faenza, dovrà affrontare da vescovo la sfida di una chiesa e un territorio in piena evoluzione. Ed è intenzionato a farlo incontrando i suoi fedeli e comunicando con loro, anche via email.
Monsignior Toso, conosce Faenza? Era mai venuto prima della sua nomina?
«Sono venuto alcune volte in Emilia Romagna per conferenze ed incontri, a Bologna, Cesena, Forlì, ma non ho mai avuto l’opportunità di essere a Faenza, città di cui ho sempre sentito parlare molto bene dai miei confratelli salesiani che sino al 2001 era presenti con una bella opera».
Che tipo di vescovo vuole essere per questa diocesi?
«Desidererei, con l’aiuto Dio, essere vescovo secondo il cuore di Cristo, il Buon Pastore per eccellenza. Come esserlo in concreto, dovrò impararlo gradualmente, conoscendo meglio le unità pastorali, i vari organismi ecclesiali e camminando insieme con i sacerdoti, conoscendo il territorio e interagendo con i vari soggetti sociali e civili».
La Chiesa sta cambiando: Papa Francesco auspica un'apertura e una missionarietà più ampia della chiesa. Come si possono concretizzare queste nuove indicazioni in una diocesi specifica?
«Innanzitutto, recependo gli orientamenti pastorali che troviamo delineati nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, un testo pensato per tutte le comunità del mondo. Ogni Chiesa locale però dovrà, com’è in parte già avvenuto, iniziare un percorso di verifica che implicherà una triplice conversione: spirituale, pastorale e pedagogica. L’idea è prevedere su questo momenti di discernimento comunitario: per componenti, unità pastorali, associazioni, categorie di persone, commissioni e organismi».

L'INTERVISTA INTEGRALE SUL NUMERO IN EDICOLA OGGI, VENERDI' 13 MARZO

(m.p., r.c.)
 
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