Imprenditori U40, Lucilla Danesi (Geoplant) «In agricoltura servono giovani con idee fresche»
«L’agricoltura per me è una vocazione, la materia che ho sempre masticato fin da piccola». Lucilla Danesi, 36 anni, studi classici e una laurea in Arte contemporanea è figlia di Secondo Danesi, fondatore di Geoplant vivai di Glorie di Bagnacavallo, storica azienda vivaistica ravennate, oggi trasformata in società. Per tre anni presidente Anga, i giovani di Confagricoltura Ravenna e dal 2009 consigliera della stessa organizzazione agricola, Lucilla Danesi è oggi socia in Geoplant vivai e legale rappresentante di New Fruits che opera nel settore del miglioramento genetico della fragola.
Lavorare nel settore agricolo è stata una scelta obbligata?
«No, ho sempre sentito che questo sarebbe stato il mio mestiere. Vivere la natura mi dà soddisfazione, anche se lo faccio troppo poco perché in azienda coordino il reparto fragola in termini commerciali e logistici».
Come è strutturata l’azienda?
«Nata come impresa individuale, nel 2008 Geoplant vivai è stata trasformata in società con l’ingresso di tre soci esterni. Produciamo piante di fragola e da frutto (ciliegi, susini, albicocchi, peschi, meli, peri, kaki, kiwi) ma da parecchio tempo abbiamo dedicato un ramo d’azienda all’ibridazione e ricerca di fragola, pero e pesco per ottenere nuove varietà. Occupiamo una decina di impiegati tra settore contabile e tecnico-commerciale e una cinquantina di operai stagionali (per oltre 10 mesi l’anno). Nei mesi invernali assumiamo da settanta a ottanta operai aggiuntivi».
A quali mercati vi rivolgete?
«I nostri mercati principali sono quello italiano del centro-nord e tutta l’Europa continentale».
Vi occupate dunque anche di ricerca e sperimentazione.
«Geoplant vivai fa sperimentazione e ricerca nei settori della fragola, del pesco e del pero, mentre New Fruits è completamente dedita all’ibridazione della fragola: negli ultimi vent’anni ha brevettato circa dieci varietà di fragole, molto diffuse in Nord Italia ed Europa e coltivate persino in Cina. La ricerca ed il breeding (allevamento di piante, nda) sono stati vitali perché ci hanno permesso di aprire nuovi mercati e avere varietà spesso in esclusiva».
Il settore del vivaismo ha risentito della crisi che ha investito la nostra agricoltura?
«Dobbiamo anche noi fare i conti con la crisi di settore e con la forte instabilità dei mercati mondiali. Avere diversificato ed ampliato i mercati, l’alta qualità del prodotto e avere varietà nostre, spesso in esclusiva o quasi, ci permette di poter lavorare con una relativa serenità. Tutti i giorni ci si deve relazionare però con gli altissimi costi di produzione e gestione, con una burocrazia straripante e con emergenze fitosanitarie sempre più frequenti e a volte paralizzanti».
C’è spazio per i giovani?
«C’è spazio e bisogno di giovani, di menti fresche ed elastiche, propositive e aperte sul mondo. Credo di poter dire che la nostra sia un’azienda giovane: gli impiegati hanno un’età compresa tra i ventotto ed i quarant’anni».
Barbara Fichera