Piazza Nuova di Bagnacavallo al centro di un documentario

Bassa Romagna | 27 Maggio 2016 Cultura
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«L’unico film interamente “ambientato” a Bagnacavallo è «La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone» di Pupi Avati, del ’75. Peccato che l’abbiano girato per intero a Cento e nelle campagne del bolognese!». Anche queste sono «magie del cinema», e Mario «Maginot» Mazzotti, bagnacavallese innamorato tanto della sua città quanto della settima arte, ha visto i luoghi-simbolo della cittadina goldoniana trasformati più e più volte proprio dal cinema, che però è un mezzo che ha il merito di «fissare» per sempre anche angoli, strade e locali che oggi non ci sono più.
Il frutto del suo lavoro, rigorosamente «in progress», è il dvd documentario «Bagnacavallo... un nome, un volto nel cinema italiano», che Mazzotti presenterà venerdì 27 per la prima volta a Faenza, alla bottega Bertaccini alle 21. Con lui ci saranno il regista faentino Andrea Pedna e Giovanna Todeschini, figlia dell’attore Giuliano al quale la serata è dedicata, in quanto doppiatore con Fellini in Amarcord ma anche interprete di La Cina è vicina di Bellocchio e Il presidente del Borgorosso Football Club. «Che è sicuramente il film rimasto nel cuore dei bagnacavallesi più di tutti – commenta Mario “Maginot” Mazzotti -. Banalmente, quel film è stato girato in paese per il 70%, con le scene dello stadio fatte a Lugo e quelle del ritiro tra Marina Romea e la collina. Il Borgorosso ha lasciato segni profondi in città, Alberto Sordi era di casa e chiacchierava con tutti, e poi è pieno di comparse del paese, rimaste indelebili su celluloide».
Com’è strutturato il documentario?
«E’ un lavoro in ordine cronologico, che racconta i set cinematografici bagnacavallesi e i film in cui Bagnacavallo è menzionato. Parto dal 1954 de La donna del fiume con Sofia Loren, che cita Bagnacavallo, e arrivo a film recenti, come Agata e la tempesta di Soldini. E’ un lavoro in progress, tanto che ho appena aggiuto due tasselli che si vedranno a Faenza. Uno viene da Ladronaia che proprio Andrea Pedna girò in parte a piazza Nuova nel 1994, e poi ho alcune foto di scena di un film underground con un Ivano Marescotti vestito da cavaliere medievale che irrompe a un matrimonio. Un matrimonio vero, mi dicono! Fu una casualità».
Come ha trovato gli sceneggiati e le pubblicità?
«Abbastanza facilmente, perché si tratta di filmati famosi, su tutti lo spot della Galbani degli anni ’80, con piazza Nuova vista dall’interno e dall’alto. Anche i portici di via Mazzini compaiono in un’altra pubblicità celebre, c’è stata pure la Ferilli.
Piazza Nuova attrae i registi, insomma…
«Credo di sì, del resto è uno spazio bellissimo, unico e sorprendente, perché da fuori l’immagineresti diversa. Per i bagnacavallesi ha un significato affettivo, per anni si è persino detto che avesse i ciottoli magici. E poi è naturalmente vocata come palcoscenico, c’è stato anche il cinema estivo per anni e nella finzione Gassman ci ha pure recitato l’Inferno di Dante. Nel film dei fratelli Taviani «I fuorilegge del matrimonio» Ugo Tognazzi ci compare con un albero posticcio perché la piazza diventa l’esterno di un convento. Invece, nello sceneggiato Il Passatore (1977), il regista Piero Nelli trasformò il teatro di Bagnacavallo in quello di Forlimpopoli perché corrispondeva all’idea che lui s’era fatto dei teatri romagnoli dell’800».
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