Centro per le famiglie di Ravenna, «richieste d'aiuto in aumento sugli adolescenti»
Silvia Manzani
«Il disagio è evidente, sia tra i genitori che tra i ragazzi. La richiesta di aiuto è in aumento, la partecipazione ai laboratori esperienziali pure. Milena Romboli è una delle tre psicologhe del Centro per le famiglie di Ravenna che si occupa dell’area pre-adolescenza e adolescenza.
Dottoressa, quali sono le problematiche più forti, in questo periodo?
«Premesso che le mie rifllessioni sono condivise anche dagli altri operatori dall’équipe, sia tra i genitori che tra i ragazzi riscontriamo una crescente stanchezza, insieme all’apatia e all’incertezza rispetto al futuro. Vediamo anche preoccupazione, irritabilità, sfiducia, pessimismo, tensione continua, ansia crescente. Per quanto riguarda i “figli”, stiamo parlando di un’età in cui dovrebbero uscire, sperimentare, staccarsi dagli adulti. E invece sono costretti a starci sempre, con quei grandi, anche quando non vorrebbero. Allora si rifugiano nelle loro stanze, cercano di mantenere una privacy che non trovano. A questo si somma il fatto che non hanno nulla da raccontare. E anche una semplice domanda tipo “come va?”, può infastidire. Perché la risposta è che va esattamente come ieri».
Quali sono, invece, i sentimenti ricorrenti rispetto alla scuola?
«Senza dubbio l’ansia. Abbiamo visto ragazzini andare in crisi, quando a febbraio le scuole hanno chiuso di nuovo. Ci si sente, fondamentalmente, in trappola, costretti a seguire le lezioni a distanza, con la spada di Damocle dei voti e tra mille difficoltà a concentrarsi e stare attenti. Tutto questo porta a un abbassamento del tono dell’umore che li porta a non avere nemmeno voglia di sentire l’amico al telefono, di fare una passeggiata intorno a casa. Il motivo è che manca la routine del quotidiano che consente di essere tranquilli, di avere dei punti di riferimento certi. Ovviamente (e fortunatamente) alcuni riescono ancora a reagire in maniera costruttiva a questa situazione di emergenza protratta, ma in generale il senso di fatica accomuna tutti».
Le famiglie come affrontano tutto questo?
«I genitori sono affaticati, impotenti. Ci raccontano di non riuscire più ad attingere alle risorse e alle strategie che prima del Covid utilizzavano. In qualsiasi modo facciano, sbagliano. Del resto c’è stato un rovesciamento delle regole, che non valgono più. Prima della pandemia si chiedevano come mettere dei paletti, per esempio rispetto all’uso dei dispositivi. Ora, invece, l’unico mondo che hanno a disposizione i figli è proprio la rete, alla quale sono perennemente connessi. Prima si chiedevano come poter dialogare, con i ragazzi. Ma adesso i ragazzi, di dialogare, spesso non ne hanno molta voglia. Perché a livello corporeo, emotivo e cognitivo, è cambiato tutto. Stanno in pigiama, non vedono gli amici, non vanno a scuola».
Sono nati interventi ad hoc, per far fronte a tutto questo?
«Per offrire un ulteriore sostegno il Centro per le famiglie di Ravenna promuove, insieme all’associazione “Dalla parte dei minori”, uno sportello dedicato a insegnanti e famiglie per rispondere alle difficoltà del momento, che si chiama “Il lato positivo”. Basta telefonare al Centro e si verrà ricontattati personalmente da una psicologa dell’associazione: lo scopo è fornire tutti i supporti possibili alle famiglie per aiutarle ad utilizzare le loro risorse interne».
Ci sono situazioni borderline, che arrivano al vostro servizio?
«Di rado, in parte perché i casi più limite noi non li vediamo. In ogni caso, quando abbiamo il dubbio che ci siano comportamenti che si avvicinano al patologico, attiviamo la Neuropsichiatria Infantile. Il tema prevalente, e che ci preoccupa, è comunque l’isolamento, che come in un circolo vizioso porta i ragazzi a ripiegarsi ancora di più su se stessi e sui cellulari, ed alla fine non hanno più voglia di fare niente, elemento più che comprensibile.Ma in questo periodo di sfiducia è comunque importante continuare a nutrire nelle famiglie e nei ragazzi la speranza di un futuro con nuove opportunità di sperimentazione, frutto della fatica che tutti stiamo attraversando: anche questo in fondo significa “crescere”».