Focus casa, in provincia l’11% degli alloggi resta sfitto

Romagna | 29 Marzo 2024 Cronaca
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In provincia, in linea con il resto dell’Italia, è ancora emergenza abitativa. Sempre più persone non hanno le risorse per comprare casa, ma fanno anche fatica a sostenere i costi sempre più alti di un affitto. Sempre che riescano a trovarlo. «Congelata» durante la pandemia con il blocco degli sfratti, l’emergenza si è riaffacciata con maggiore violenza: gli sfratti sono tornati ai massimi degli ultimi cinque anni, il mercato degli affitti registra un’alta domanda a fronte di un’offerta davvero bassa. Inoltre il mancato rifinanziamento del fondo per l’affitto e del fondo per le morosità incolpevoli da parte del Governo ha peggiorato ulteriormente la situazione. Il Tavolo provinciale delle politiche abitative composto dai 18 sindaci del ravennate, da Acer e dai sindacati ha lanciato l’allarme sottolineando come molti nuclei familiari il cui reddito è diminuito a causa delle crisi mondiali e dell’aumento dell’inflazione siano a rischio sfratto. In un momento storico in cui risulta inutilizzato l’11% degli immobili perché molti proprietari preferiscono tenerli sfitti piuttosto che «rischiare» e trovarsi un inquilino moroso. NOMISMA: «L’11% DEGLI IMMOBILI RESTA SFITTO» Il primo osservatorio sul mercato immobiliare di Nomisma, del 21 marzo scorso, spiega come le difficoltà di accesso al mercato della compravendita abbiano favorito un potenziale spostamento di interesse della domanda verso l’affitto, cresciuta di 3 punti rispetto al 2023. Non si arresta la crescita dei canoni (+2,9% annuo) mentre circa l’11% delle abitazioni nel Paese rimane non utilizzato o non concesso in locazione, creando un mercato degli affitti non tanto saturo, ma piuttosto bloccato. PIOVACCARI: «ADDIO FONDI GOVERNATIVI» Anche Luca Piovaccari, sindaco di Cotignola e coordinatore del Tavolo Provinciale di Concertazione delle politiche abitative, composto dai 18 sindaci del Ravennate, da Acer e sindacati evidenzia diverse difficoltà. «L’alluvione ha portato nuove criticità ad una situazione già molto complessa con pochi affitti disponibili, lavoratori stagionali e studenti incapaci di trovare un alloggio, cui si sono sommate le tante famiglie che sono state costrette a lasciare le loro abitazioni, diventate inagibili. Tanti proprietari hanno optato per affitti brevi per incassare subito ed avere l’appartamento sempre libero e i pochi che ancora danno i propri immobili in affitto o chiedono canoni molto alti oppure molte garanzie: dall’anticipo di 6 mensilità, a due contratti a tempo indeterminato fino alla fidejussione. Grazie ai fondi regionali siamo riusciti a sistemare un’ottantina di appartamenti di edilizia popolare e sociale colpiti dall’alluvione, ma visto che il Governo non ha rifinanziato il fondo per l’affitto né quello per le morosità incolpevoli, la strada sarà difficile. Nel tempo, grazie a quei fondi finanziati regolarmente, in provincia eravamo riusciti a sostenere circa 5 mila nuclei, oggi sarà tutto più complesso». ASPPI: «MOLTI SCELGONO DI APRIRE UN B&B» «Quello degli affitti o meglio della loro mancanza è un problema nazionale che colpisce in particolar modo le città d’arte- ha sottolineato Roberto Scaini, presidente provinciale Asppi (Associazione piccoli proprietari immobiliari)- dove tra b&b e studenti, i residenti rischiano di sparire. Anche nella nostra provincia si è posto questo problema, qualche anno fa, quando i proprietari, in piena pandemia, si sono trovati con inquilini morosi che non potevano sfrattare. In tanti, quindi, concluso il blocco sfratti imposto dal Governo, hanno scelto di tenere sfitti i propri appartamenti: molti li hanno trasformati in bed and breakfast, fonte più redditizia, tanti, invece, che magari si erano ritrovati immobili pesantemente danneggiati dagli inquilini, si sono dovuti rimboccare le maniche e risistemarli. In contemporanea con la fine del lockdown, poi, è esploso il turismo nazionale e le persone hanno ripreso a viaggiare così tanti proprietari hanno cavalcato l’onda aprendo un nuovo bed and breakfast che è andato ad aggiungersi ai tanti che già c’erano in provincia. In primis in aree quali Mirabilandia o Villa Maria Cecilia a Cotignola». Di fronte a questa inversione di tendenza, l’offerta di immobili è calata, ma non la domanda, soprattutto quella degli studenti ch cercano un alloggio fuori sede. «Per il secondo anno abbiamo siglato un accordo di collaborazione con Flaminia per l’ampliamento dei servizi abitativi rivolti agli studenti dei corsi di studio del Campus di Ravenna. Come Asppi ci impegniamo a informare i privati proprietari di alloggi della possibilità di offrire una locazione abitativa agli studenti universitari e a fornire alla Fondazione Flaminia l’elenco degli alloggi messi a disposizione dagli associati; Flaminia, invece, si impegna a fornire ad Asppi l’elenco dei nominativi di studenti ammessi nella graduatoria del bando di assegnazione di posti alloggio per studenti del Campus che tiene conto dei requisiti di reddito e merito. L’hanno scorso erano una trentina gli alloggi che come Asppi avevamo messo a disposizione dei fuori sede e quest’anno sono circa un’ottantina». Intanto, a fine anno, le associazioni della proprietà immobiliare (Confedilizia, Asppi, Uppi, Appc, Confabitare) si sono riunite per chiedere il rinnovo degli accordi territoriali che nella nostra provincia risalgono a gennaio 2018 ed andrebbero aggiornati in considerazione delle mutate condizioni socioeconomiche nei nostri Comuni. «Grazie a tali accordi i proprietari di immobili ad uso abitativo possono stipulare contratti di affitto a un canone concordato ed avere specifiche agevolazioni . Come Asppi, il 90% dei circa 3 mila contratti che stipuliamo in un anno sono proprio a canone concordato». CONFABITARE: «VANNO RIMODULATI GLI ACCORDI TERRITORIALI» Fa eco a Scaini anche Gian Paolo Babini, presidente di Confabitare Ravenna che ribadisce come l’elevata quota di abitazioni inutilizzate (o nelle disponibilità dei proprietari) associata all’accresciuta dimensione del mercato degli affitti brevi, specie nelle località turistiche, rappresenta la fotografia più realistica di un orientamento che rende sempre più difficile l’individuazione di soluzioni abitative in locazione a medio-lungo termine. «Lo scorso anno abbiamo registrato una notevole diminuzione dei contratti di locazione a fronte di una domanda maggiore rispetto al 2022. Quest’anno, invece, i contratti sono aumentati anche se di poco. Purtroppo il problema della morosità frena i proprietari che non vogliono accollarsi spese legali per lo sfratto e spesso iniziano la procedura con un avvocato solo dopo diversi mesi. E più passa il tempo più risulta difficile recuperare le mensilità perse. Oltre ad una rimodulazione degli accordi territoriali potrebbe essere anche utile snellire le procedure di liberazione degli immobili». (Marianna Carnoli)
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