«Concessioni balneari, è la situazione più difficile degli ultimi 15 anni», l'allarme di Rustignoli e Ceccaroni, coop Spiagge di Ravenna e Bagnini di Cervia

Romagna | 21 Aprile 2024 Cronaca
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«La situazione che viviamo oggi è la più difficile da 15 anni a questa parte perché l’incertezza regna sovrana. Lo scorso 11 aprile abbiamo manifestato a Roma con oltre 5 mila balneari: una piazza gremita che ha chiesto, ancora una volta, al Governo di approvare una legge che metta fine al caos sulle concessioni». E’ giustamente preoccupato Maurizio Rustignoli, presidente della Cooperativa bagnini Ravenna, Presidente nazionale di FIBA (Federazione delle imprese balneari Confesercenti) e titolare di due stabilimenti a Punta Marina mentre delinea una situazione caotica che mette in crisi sia gli attuali concessionari, che non sanno se questa sarà la loro ultima estate alla guida degli stabilimenti sia i sindaci, che attendono direttive per poter procedere ai bandi di gara e assegnare i permessi nel rispetto delle norme europee e della direttiva Bolkestein in particolare, che impone di aprire il comparto alla concorrenza. «Quello che abbiamo sempre indicato come il Governo “amico dei balneari”, oggi pare non lo sia più: non chiediamo privilegi, ma le evidenze pubbliche non possono essere affrontate senza regole. Alcuni comuni hanno già proceduto con delibere di giunta con determinati indirizzi, ma senza un provvedimento organico del Governo tutto potrebbe essere ribaltato. Il rischio per noi che abbiamo fatto una scelta di vita con un’impresa dietro alla quale c’è un’intera famiglia è che si snaturi l’offerta dell’area lasciando spazio alle grandi strutture con le loro logiche che, spesso, non coincidono con le esigenze del territorio». Dopo anni di rimandi serve una legge strutturale che possa dare chiarezza al settore che va rivisto nell'interesse e nei diritti di tutti. Un provvedimento legislativo che dovrà bilanciare sia gli interessi tra i concessionari demaniali e il rapporto dell’Italia con l’Unione Europea che distinguere le concessioni per i beni demaniali marittimi da quelli “balneari” e considerare le strutture su cui i concessionari hanno investito e che restano proprietà di questi ultimi. Per quelli inamovibili, lo Stato dovrà ipotizzare un rimborso derogando all'art. 49 del codice della navigazione. «La Bolkestein prevede che le concessioni balneari siano tolte agli attuali gestori e rimesse a gara dai Comuni che dovranno predisporre i bandi grazie ai quali ci si potrà avvalere della mini proroga di un anno stabilita dal governo Draghi. Una proroga che dà respiro alle amministrazioni e concede loro di espletare tutte le evidenze pubbliche. Ma questa proroga scadrà il 31 dicembre di quest’anno e nonostante il tavolo tecnico dei Ministeri interessati e delle categorie più rappresentative si sia già riunito più volte e siano stati recepiti i dati relativi alla mappatura dei litorali italiani forniti dal Ministero delle Infrastrutture non ha fatto seguito un dibattito definitivo sui numeri e sulla definizione del cosa sia scarso e cosa non lo sia. «I primi dati presentati lo scorso settembre da Elisa Grande, capo dipartimento della Presidenza del Consiglio e coordinatrice del tavolo sulla riforma delle concessioni balneari, dicevano che non c’è scarsità di risorsa ossia poco più del 30% delle spiagge è concessionata e il resto disponibile. Serve una norma che preveda un percorso di condivisione con la Commissione europea, ma ad oggi siamo in una situazione di stallo: stiamo ancora aspettando che il Governo indichi quale strada intende intraprendere. Senza una linea guida dello Stato sulle evidenze pubbliche i Comuni non possono normarle quindi gli attuali concessionari, finchè non verrà nominato un nuovo concessionario hanno pieno titolo a rimanere a gestire la struttura. Ormai non c’è più tempo: il Governo deve studiare un percorso che possibilmente non mortifichi la dignità di alcuno, un percorso di buon senso. Stiamo attendendo da troppo: serve un intervento normativo urgente che non può essere rimandato dopo le Elezioni Europee perché tanti comuni premono per fare le evidenze pubbliche- e diversi le hanno già fatte- ed è fondamentale che riparta il dialogo tra Governo, Regioni e Comuni». E per essere pronti ad affrontare l’applicazione della Bolkenstein, Fabio Ceccaroni, presidente della Cooperativa bagnini Cervia ha presentato, il mese scorso, il piano strategico stilato da un’equipe di professionisti esperti di comunità energetica, digitalizzazione, inclusione, accessibilità, energie rinnovabili, risorse idriche, welfare, concorrenza e antitrust che affiancheranno i soci nella malaugurata ipotesi di evidenze pubbliche ormai certe. «I comuni sono partiti con delibere di giunte ed hanno iniziato a redigere i bandi dunque tutto lascia pensare che si vada in quella direzione- ha spiegato Ceccaroni. Abbiamo presentato una squadra che possa aiutare i soci della nostra cooperativa a “destreggiarsi” di fronte al un bando pubblico. Siamo in attesa che il silenzio del Governo si trasformi in qualcosa di concreto per capire quale sia il nostro destino, ma la preoccupazione da parte di tutti i concessionari sale ogni giorno. Siamo favorevoli alla soluzione migliore che non penalizzi nessuno, ma i tempi stringono: dove saremo il 1 gennaio 2025 con le nostre concessioni?». (marianna carnoli)
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