Alluvione un anno dopo: a Boncellino Davide Longanesi dell’omonima cantina: «Un’emozione indescrivibile poter riavere il cartello del Burson ritrovato a Lecce»

Romagna | 11 Maggio 2024 Cronaca
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Riccardo Isola - Per rendersi conto, simbolicamente, dell’impatto e della straordinarietà degli eventi alluvionali del maggio 2023 si può prendere come esempio il ritrovamento dell’insegna della cantina Longanesi. A luglio 2023, infatti, è stata ritrovata sulla spiaggia di Li Ronzi a Casalabate, in provincia e nelle vicinanze di Lecce, l’insegna di legno con scritto «Bursôn» che la forza dell’acqua fuoriuscita dalla rotta del Lamone aveva divelto dall’azienda vitivinicola Longanesi Daniele di Boncellino. «Una sorpresa - ha spiegato la presidente della Pro Loco di Bagnacavallo Marisa Fontana - quando il presidente della Pro Loco di Casalabate, Ilio Spalluto, ci ha comunicato il rinvenimento della targa. Come Pro Loco l’avevamo donata all’azienda vitivinicola di Longanesi nel 2004 per segnalare dove era stato scoperto il vitigno locale con cui si produce il vino Bursôn, dal patronimico dialettale della famiglia Longanesi». Oltre 750 km di «navigazione» forzata che dalla Romagna ha visto, questa insegna, raggiungere il tacco dello Stivale attraverso il Fosso Vecchio, che scorre nelle vicinanze e si inserisce nel Canale destra Reno, arrivando in Adriatico nei pressi di Casal Borsetti. «E’ stata una sorpresa incredibile - ricorda Daniele Longanesi dell’omonima azienda - tanto che quando è arrivata la mail dalla Puglia ho avuto bisogno di qualche minuto per capire cosa fosse successo. Dopo la prima alluvione l’insegna era finita in un campo vicino ai miei ma era difficilissimo recuperarla e mi sono detto lo farò non appena il fango lo permetterà... poi è arrivata la seconda alluvione e l’insegna è partita definitivamente per il suo lungo viaggio.... Nell’ambito di un evento negativo - aggiunge il viticoltore boncellinese - è senz’altro una storia molto bella, divertente, che rimane come simbolo positivo nel post-alluvione». Purtroppo però Longanesi non ha avuto, dalla doppia ondata di maltempo, solo danni «simbolici» ma anche alla struttura aziendale. Sia in campo che nella parte della casa e delle rimesse delle attrezzature agricole. «In casa l’altezza dell’acqua – ricorda il viticoltore – sono arrivati 75/80 come di acqua e fango mentre in cantina ci si è fermati a poco meno di mezzo metro. Per quanto riguarda il materiale e i mezzi che utilizzo per il lavoro questi di fatto li ho persi tutti o comunque sono stati pesantemente colpiti» Ma non ci si dimentica certo anche della casa. «I danni gravi, che ancora oggi non sono conclusi nella loro stima - rimarca con una nota polemica il vignaiolo - hanno interessato la nostra casa. Pavimenti sollevati, porte completamente andate distrutte e soprattutto muri ancora bagnati, la casa risale al 1923 non ci hanno ancora permesso di poter chiudere il cantiere dopo un anno». Infine aggiunge Longanesi «anche i campi hanno sofferto con una media di stazionamento dell’acqua e del fango per circa quattro giorni in entrambe le due ondate che sono invece diventati anche 15/20 per quanto riguarda i vigneti. In tema di uva - prosegue - l’acqua e le sue conseguenze mi hanno fatto perdere circa un centinaio di viti di due anni».  Per questo «serve veramente un cambio di rotta e mentalità. Il problema qua da noi si chiama ponte della ferrovia. Avendo fatto tappo all’immane quantità di acqua, fango e detriti, soprattutto alberi e massi, non ha permesso il deflusso. Conseguenza è stata prima la tracimazine, sia nella prima che nella seconda alluvione, e poi l’apertura di una falla nell’argine che non ha dato scampo ai terreni, alle case e alle strutture produttive che vi si trovavano vicini. Speriamo che questa veramente brutta disavventura abbia permesso di imparare, i fiumi sono opere idrauliche non solo oasi per la biodiveristà».
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