RAVENNA: Caso Cagnoni, per il Pm “Le prove gridano vendetta”
A Ravenna martedì 12 non sono bastate sette ore di requisitoria del Pm Cristina D'Aniello nel processo a carico del dermatologo 53enne Matteo Cagnoni, accusato dell'omicidio della moglie Giulia Ballestri. Troppe le prove a carico del dermatologo, grande assente all’udienza, la prima cui non ha partecipato delle 24 tenutesi negli scorsi 8 mesi. D’Aniello concluderà giovedì 21 la sua requisitoria, con la richiesta, verosimilmente, della condanna per Cagnoni all’ergastolo. Le due aggravanti per chiedere l’ergastolo sono premeditazione e crudeltà.
Tra gli elementi che il Pm ha sottolineato per la premeditazione sono il bastone, presunta arma del delitto, tagliato a Marina Romea, portato nella legnaia della residenza di via Bruno e da qui in via Genocchi. Così come i cuscini con tracce di sangue di Giulia, provenienti dalla villa di Ravenna dove la donna è stata ammazzata e ritrovati invece nella villa di Firenze.
La crudeltà, seconda aggravante, è facilmente rintracciabile nel corpo straziato di Giulia, a cominciare dal viso che l'assassino ha voluto cancellare sbattendolo contro lo spigolo di un muro. "Una ferocia che non avrebbe avuto senso usasse una persona che non conosceva la vittima" ha commentato il Pm.
D’Aniello ha rimarcato inoltre “le contraddizioni, bugie, versioni di comodo e aggiustate all’occorrenza, spiegazioni illogiche e inverosimili” dell’imputato.