Volley Superlega, il figlio d'arte Recine nel nome del padre e della madre: "Preferivo il calcio, poi quel paio di scarpe..."

Romagna | 31 Agosto 2019 Sport
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Marco Ortolani
Babbo, mamma e figlio. Tutti e tre uniti dalla pallavolo. Questa è la storia della famiglia Recine, dove il volley è di casa. Papà Stefano, classe 1957, cresciuto pallavolisticamente a Ravenna, ha giocato 17 campionati di A1 consecutivi e in seguito è diventato dirigente in società di prestigio a Ravenna, Palermo, Modena, Macerata e, dallo scorso anno, a Perugia. Mamma Beatrice (Bigiarini) è nata nel 1958, ha esordito in Serie A con l’Olimpia, vincendo i primi due scudetti del ciclo e passando in seguito a Reggio Emilia, per rientrare a Ravenna in tempo per vincere la Coppa dei Campioni. Infine, ecco Francesco, classe 1999, il figlio d’arte, nato a Ravenna ma cresciuto a Macerata e da questa stagione schiacciatore della Consar. Abbiamo scelto di «entrare» in famiglia con una intervista tripla, alla vigilia della nuova stagione.
A quanti anni il primo pallone da pallavolo in mano?
Stefano: «Verso i 14 anni; in effetti è un po’ tardi, ma prima ho giocato a calcio».
Beatrice: «A 12 anni, a scuola, con Alfa Garavini che mi sorvegliava anche se non ero una sua alunna».
Francesco: «A 4 anni, insieme a quello da calcio». 
Il primo allenatore?
S: «Angelo e Roberto Costa e gli insegnanti di educazione fisica a scuola»
B: «Diego Melandri, molto severo ed esigente, e Romolo Ricci».
F: Francesco Bernetti alle giovanili Lube.
La prima palestra?
S: «Il Pala Costa e la scolastica dell’Iti».
B: «La Montanari e la scolastica di Ragioneria. Più la prima che la seconda».
F: «Il palazzetto di Fontescodella, a Macerata»
Le prime impressioni?
S: «Mi sono innamorato subito. A Ravenna c’erano due squadre in serie A piene dei nostri idoli e due anche nella A femminile. A Ravenna il volley era ovunque».
B: «Entusiasmo alle stelle! Subito una grande confidenza con il gioco e con le compagne».
F: «Da piccolo preferivo il calcio; poi è stato amore per il volley».
Il momento in cui avete deciso che la pallavolo sarebbe stata la vostra vita?
S: «A 18 anni ho esordito in serie A e giocavo nei tornei estivi; sono cresciuto 18 centimetri in un anno e in prima squadra c’era un polacco a fine carriera. Quando chiedevano chi era lo straniero della squadra indicavano me e allora diventai Recinski, il soprannome che mi porto ancora dietro».  
B: «A 14/15 anni mi fecero fare i primi allenamenti con la serie A. Vedevo campionesse come Mirella De Lorenzi e cominciai a pensare che sarebbe stato bello fare quel percorso».
F: «A 12 anni. Ho passato un pomeriggio a guardare le scarpe da volley e quelle da calcio per fare la mia scelta».
Il ricordo sportivo più bello? 
S: «Mi sono goduto tutto indistintamente. Non solo le vittorie, ma anche gli allenamenti, le trasferte. Se devo scegliere, dico lo scudetto Juniores a Ravenna da giocatore e lo scudetto a Modena da dirigente». 
B: «Quando ho indossato la maglia della Nazionale. E poi tutte le vittorie con i club e una semifinale playoff contro il Bergamo della Weishoff fu terribilmente faticosa…».
F: «Quando mi hanno aggregato per la prima volta all’allenamento della prima squadra della Lube». 
Il ricordo sportivo più brutto? 
S: «In generale vivevo malissimo tutte le sconfitte. Mi ci voleva molto tempo per digerirle. Crescendo sono migliorato in questo senso».
B: «Una volta, con Reggio, chiudemmo al primo posto la stagione regolare, ma perdemmo al primo turno di playoff contro Bari. Un incubo».
F: «La finale del Mondiale Under21 in Bahrain, che abbiamo perso per poco contro l’Iran, un mese fa».
L’avversario che avete ammirato di più?
S: «Il centrale Gianni Lanfranco, i palleggiatori Mattioli e Vullo».
B: «L’americana Keba Phipps, quando ero a fine carriera portò il nostro gioco su altri livelli. Poi anche Weishoff e Perez del Solar, che però ho avuto anche come compagne».
F: «Se si può definire avversario dico Igor Omrcen, il croato della Lube. Quando ci giocavo contro in allenamento non sapevo mai dove mettere le mani».
Il compagno con cui avete giocato più volentieri? 
S: «Antonio Babini è stato l’amico di una vita e di tanto beach volley, anche se abbiamo giocato poco indoor assieme.  Poi naturalmente i ragazzi del gruppo storico di Ravenna: Errani, Piligi, Venturi…».
B: «Impossibile fare una graduatoria: a Ravenna, a Reggio e in Nazionale ho costruito grandi rapporti e me li porto nel cuore tutti insieme».
F: «Filippo Federici, il libero della nostra Nazionale in Bahrain, vice di Goi a Monza».
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