Volley, la Consar Ravenna è la vetrina ideale per il cubano Alonso: "La Superlega? E’ l’Nba della pallavolo"

Marco Ortolani
Non passerà sicuramente inosservato: quando, per Ravenna, transiteranno i duecento centimetri abbondanti, i riccioli e il sorriso aperto di Roamy Alonso, signore e signorine non potranno che lasciare un sospiro ammirato. Ma il bel cubano da Matanzas ha progetti soprattutto sportivi e li espone con chiarezza, semplicità e personalità: «Lo scorso anno il mio livello di gioco è cresciuto - spiega pochi giorni dopo il suo arrivo alla corte di Bonitta - e ho preso la decisione di tentare l’esperienza all’estero. Il mio manager aveva trovato un contatto con il campionato bulgaro, ma poi è arrivata la chiamata dall’Italia, che era quella che sognavo e quella che, sono certo, mi potrà far crescere».
Quali obiettivi si è proposto per questa stagione? «Cercherò di imparare quanto più posso da questo campionato così competitivo e anche di migliorare la mia condizione economica». Quest’ultima dichiarazione è rilasciata con disinvoltura e naturalezza, segno di tempi nuovi nella sua isola anche per i rapporti con il denaro, tradizionale tabù (almeno iniziale) dei connazionali che lo hanno preceduto in Italia. Che differenze ha notato fra gli allenamenti a Cuba e quelli condotti da Bonitta? «La differenza è totale. A Cuba gli allenamenti durano sempre tre ore e sono basati sulla ripetizione prolungata dello stesso gesto. Qui si lavora a ritmo più alto e si variano esercizi da un allenamento all’altro e molte volte anche all’interno dello stesso allenamento».
Cosa conosce Alonso del volley italiano? «La mia guida è Robertlandy Simon, il mio compagno di Nazionale, nonché da sempre mio idolo e riferimento. Mi ha detto molte cose del vostro campionato. Conosco bene anche Gutierrez, che giocò da voi due anni fa (fu un passaggio un po’ anonimo, ndr). E’ un mio coetaneo, siamo cresciuti insieme e so che adesso sta recuperando da un lungo infortunio. E poi conosco gli altri cubani: Leal, Leon, Juantorena.… Il vostro campionato è la Nba del volley». A proposito di pallacanestro e di Nba: «Sì, sono un appassionato di basket e ho sempre seguito la Nba». Necessita una spiegazione. In televisione? Roamy lascia intendere che i tempi stanno cambiando ma non sono ancora maturi per trasmissioni dagli States e quindi precisa che «seguo su Internet i risultati».
Come si descriverebbe come giocatore? «Ho cominciato con il beach volley e dopo due anni sono passato all’indoor. Il fondamentale in cui penso di rendere di più è il muro; con la ricezione, invece, non ho un grande rapporto. Mi impegnavo quando giocavo a beach, ma indoor mi hanno subito dato il ruolo di centrale che non ho mai cambiato». 
Viene informato del grande passato di Ravenna del volley, anche al femminile, e questo esalta l’orgoglio cubano di Roamy: «Tutti, a Cuba, anche se non sono appassionati di sport, conoscono la leggenda delle Morene del Caribe, le ragazze che vinsero tre olimpiadi consecutive. Alla scuola dello sport ce ne hanno parlato tante volte». Ma lì a Cuba siete tutti saltatori, non solo nel volley, ma anche nell’atletica? «Sì, è un gesto che ci viene naturale, ma ci sono anche allenamenti duri per potenziarlo». Il contatto con l’isola? «E’ affidato al computer, con cui rimango in contatto con mamma e nonna con le quali vivevo e che sento ogni giorno».