Volley donne, la faentina Serena Ortolani racconta il suo Mondiale: "Abbiamo fatto innamorare l'Italia, ora addio Nazionale"

Romagna | 26 Ottobre 2018 Sport
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Gabriele Cocchi

Argento vivo, vivissimo. Nella trionfale avventura iridata della Nazionale, a guidare il pulmino delle baby azzurre che hanno sfiorato la conquista del Mondiale, ci ha pensato la schiacciatrice ed opposto faentina Serena Ortolani, classe 1987. Della rosa delle azzurre era la veterana, la chioccia, nonché la moglie del ct Davide Mazzanti, che a sua volta ha fatto un ottimo lavoro riuscendo a fare esprimere nel migliore dei modi il gruppo. 
Di ritorno dal Giappone, la Ortolani riavvolge il film iridato: «E’ stata una stupenda esperienza - racconta - dove ognuna di noi ha dato il proprio contributo: chi giocando poco, chi tanto, chi non giocando facendo gruppo e incoraggiando le compagne con un solo grande scopo che era quello di giocare divertendoci senza mai mollare un pallone. Contro le campionesse olimpiche in carica della Cina siamo sempre state sul pezzo senza mollare di un centimetro, poi c’è stata l’amarezza della finale persa per un paio di punti. Da parte mia ho cercato di dare il mio apporto a livello di esperienza e maturità facendo in modo che si creasse un gruppo molto affiatato ed amalgamato così da dare il meglio sul parquet: la nostra forza ritengo possa essere stata proprio il gruppo».                               
Lo stesso tiebreak che ha sorriso all’Italia con la Cina è stato poi fatale nella finalissima persa contro la Serbia: «Giocare la finalissima il giorno successivo non era il massimo. Le serbe ci sono arrivate battendo l’Olanda senza troppi patemi mentre noi contro le cinesi abbiamo fatto una vera e propria maratona per consumo di energie sia a livello fisico che mentale, ma comunque quando arrivi ad una finale di tale importanza l’adrenalina è a mille e quindi sopperisce alla stanchezza accumulata. Onore alle serbe che sono veramente forti: il nostro Mondiale lo abbiamo giocato tutto benissimo in un crescendo di prestazioni. Siamo contentissime di questo argento». Grande gruppo ma la vostra grande prestazione è dimostrata anche dai diversi premi individuali che avete ricevuto: nel sestetto ideale figurano Myriam Sylla come schiacciatrice, Ofelia Malinov palleggiatrice, Monica De Gennaro libero, e soprattutto Paola Egonu opposto che ha stabilito lo storico record di 45 punti in una sola partita: «Questo dice tutto, del valore delle mie compagne non solo a livello umano ma anche a livello di tecnica individuale riuscendo a esprimere il loro meglio in una manifestazione di tale importanza senza emozionarsi nonostante la giovane età». A proposito di linea verde, Ortolani aggiunge: «Tutto questo è riuscito al meglio grazie soprattutto al ruolo che ha avuto il Club Italia. L’integrazione è stata facilissima perché avevamo tutte la stessa identica motivazione che ci univa e ritengo che sotto questo aspetto, quanto dimostrato dalla nostra squadra, possa essere replicato nell’intera nazione, in ogni ambito».
Avete avvicinato tantissimi spettatori, indici di ascolto molto alti, al ritorno in Italia tante persone all’aeroporto a salutarvi e ringraziarvi: «Che dire, è tutto bellissimo, ritengo siano stati percepiti i nostri lati migliori e cioè quelli di essere persone semplici che si sono amalgamate benissimo e che hanno dato il massimo in campo, riuscendo ad entrare nel cuore della gente. Dal Giappone non ci rendevamo conto di quanto succedeva in Italia ma una volta arrivate abbiamo compreso che tantissime persone ci avevano seguito ed incitato, anche chi non seguiva di solito la pallavolo femminile, e di questo sono molto contenta e mi piace un sacco perché il nostro è uno sport combattuto, spettacolare e soprattutto pulito».
Per Ortolani era il terzo Mondiale dopo quelli del 2006 e 2010 disputati sempre in Giappone. Le presenze in azzurro sono salite a quota 321. E ora? 
«Ora mi godo questo argento che ritengo la ciliegina sulla torta della mia storia con la Nazionale, è stato un grande onore vestire questa maglia ma ora è giusto dire basta e lasciare spazio alle giovani dedicando maggiore tempo a Gaia che desidera molto un fratellino».
Come ha vissuto questa partecipazione al Mondiale? «In modo molto tranquillo, nel senso che se Davide riteneva di convocarmi tanto meglio e se invece non succedeva restavo molto felicemente più tempo assieme a mia figlia che continua a reclamarci e che durante il periodo iridato è stata con i nonni».
Venendo alla squadra di club, Ortolani giocherà ancora con Monza. Che squadra sarà e con quali ambizioni? «Sono molto contenta di essere a Monza, è stata rifatta in buona parte la squadra rinforzandola considerevolmente e di questo sono molto grata al club che ha fatto un notevole sforzo per essere competitivo. Ritengo che possiamo ambire a centrare i play-off ed a guadagnare la qualificazione per le finali di Coppa Italia. Le squadre più forti? Conegliano come sempre, che ha allestito una grande squadra ed ha la panchina lunga, poi Scandicci ed anche Novara. Poi chissà, la mia Monza potrebbe diventare l’outsider».
Nella sua squadra Ortolani è solita mettere molto agonismo oltre ovviamente all’esperienza: «E’ sempre stata una mia caratteristica, soprattutto quando le partite si fanno sempre più importanti. Devo dire che tutte le mie compagne hanno sempre risposto alla grande: non è stato necessario trascinarle troppo perché sono coscienti del loro valore e sanno tirare fuori il meglio che hanno dentro».
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