Volley donne, c'era anche Bendandi sul tetto d'Europa con la Nazionale: «Che emozione vincere davanti a 20.000 tifosi»
Marco Ortolani
«La botta era stata forte, abbiamo dovuto superare un momento molto difficile…». Con varie sfumature di linguaggio tutti i componenti della spedizione italiana confermano che il trionfo europeo di Belgrado è «figlio» della delusione olimpica di Tokyo. Tra gli ingredienti della riscossa il valore assoluto delle atlete (quello italiano è uno squadrone, con una wonder woman come Egonu) e cos’altro? Simone Bendandi ci parla da Francoforte, dove tutta la delegazione è atterrata con la Coppa, prima di essere «smistata» sui voli per le varie destinazioni italiane. Con tutta la diplomazia del caso, uno dei collaboratori più stretti del ct Mazzanti, nonché confermatissimo allenatore della Teodora, parla di «confronti» post-olimpici, di «ricostruzione». Insomma, non devono essere stati confronti troppo dolci, ma, evidentemente, efficaci. E poi la minor bellicosità delle avversarie: fuori gioco le extra-continentali Usa, Brasile, Corea e auto-limitata la Russia (che ha mandato agli Europei una squadra B) «anche se vincere è sempre difficile e frutto di grande preparazione e impegno, le avversarie del nostro livello rimanevano Serbia e Turchia», riconosce Bendandi. Celebrato lo scontro diretto in semifinale fra le due rivali più pericolose è rimasta solo la finale, con le azzurre perfette e le serbe con una vistosa spia rossa accesa della riserva di energie. E venne la notte della finale… «Un’emozione incredibile entrare in quel palasport con 20mila persone (le limitazioni Covid, in Serbia, sono state da tempo rimosse senza alcun tipo di ripercussione sulla salute del Paese, ndr), nonostante il caloroso attaccamento del pubblico alla loro fortissima Nazionale, devo riconoscere che siamo stati trattati con ogni rispetto». E poi una festa interminabile? «Macché! Alle 3 avevamo l’aereo. Abbiamo cenato insieme, fatto molti brindisi, le ragazze hanno fatto un po’ le matte per sfogare la loro gioia. Ma dopo pochi minuti tutti a fare le valigie. Del resto la nostra estate è stata tutta così. Devo ancora parlare con la Federazione per valutare l’opportunità di proseguire il mio percorso in azzurro». E ora Ravenna? «Non proprio subito. Avrò tre giorni di stacco per preservare la mia salute e quella di chi mi sta vicino, perché lo stress di questi mesi è stato tanto. Passerò a salutare la squadra che so essere stata in ottime mani per questa preparazione. E poi si ripartirà con rinnovati obiettivi. Questo è il mio lavoro, questa è la mia vita». Didascalia: Simone Bendandi posa vicino all’assegnone vinto dalla Nazionale, ma aggiunge con sarcasmo. «Di quella somma mi spetta l’ultima cifra a destra...».