Valanga in val d'aosta, l'incidente probatorio parla di "guide imprudenti"
L'incidente probatorio relativo all'inchiesta sulla morte di due scialpinisti, un faentino ed un imolese, Roberto Bucci e Carlo Dall'Osso, uccisi da una valanga lo scorso 7 aprile sul Colle di Chamolè vicino a Pila ha parlato di "condotte imprudenti delle guide". E' quanto emerge dalla consulenza di Paolo Comune, guida alpina di Gressoney - nonchè direttore del Soccorso alpino valdostano - svolta con incidente probatorio su disposizione del gip di Aosta Giuseppe Colazingari, nell'ambito dell'inchiesta per disastro e omicidio colposi del pm Eugenia Menichetti. In dettaglio, le "condotte imprudenti" secondo Comune riguardano la scelta del percorso, il numero dei partecipanti (una ventina in tutto) e l'orario di partenza.
Poco prima di mezzogiorno di quel 7 aprile, la comitiva, che faceva parte di un corso avanzato di scialpinismo organizzato dalla Scuola Cai 'Pietramora' delle sezioni di Cesena, Faenza, Forlì, Imola, Ravenna e Rimini venne travolta da una valanga: due persone morirono, Bucci e Dall'Osso e due, Manuelli e Lippera vennero estratti vivi e portati all'ospedale Parini di Aosta. Nel gruppo c'erano esperti di scialpinismo: il rischio valanghe in quella zona era stato catalogato come “basso”, anche se in probabile aumento durante la giornata.
Aperta l'indagine, il pm ha indagato il responsabile del corso e 5 istruttori: Vittorio Lega, istruttore nazionale Cai di scialpinismo di Faenza e direttore del corso, Alberto Assirelli del Cai di Ravenna, Leopoldo Grilli del Cai di Imola, Paola Marabini di Faenza, Giacomo Lippera di Rimini, e Matteo Manuelli di Imola. Roberto Bucci, una delle vittime era un faentino di 28 anni che lavorava come personal trainer nella palestra Fit&Joy ed era iscritto al Cai di Imola.