Triathlon, Overcome Faenza tricolore con Ilaria Zane: «Ora la Coppa, poi magari i Giochi...»

Tomaso Palli
Sono trascorse oramai due settimane ma, nonostante un impegno importante alle porte, la gioia di Ilaria Zane non è ancora scemata. E come potrebbe esserlo visto che, sabato 1° ottobre, a Cervia, si è laureata campionessa italiana di triathlon nella distanza Sprint (750 metri a nuoto, 20 chilometri in bici e 5 chilometri di corsa). Lei che già fu campionessa nazionale su distanza doppia, nel cosiddetto Olimpico. Ma sul tetto d’Italia non è salita solamente la triatleta classe 1992, originaria di Venezia ma oggi residente a Novara perché «per la mia ambizione, avere l’occhio quotidiano dell’allenatore è fondamentale», bensì l’intera squadra in cui milita, l’Overcome Team di Faenza. 
Zane, campionessa italiana nello sprint. Se lo aspettava?
«Non avevo particolari aspettative alla partenza perché affrontavo la gara in carico per preparare gli appuntamenti di fine stagione. Volevo solamente andare a tutta dal primo metro, così come piace a me. Non pensavo alla vittoria perché le ultime gare sono sempre diventate “di corsa” e tendo a soffrire i cambi di ritmo nell’ultimo chilometro. È invece girata a mio favore con la fuga tra nuoto e bici». 
Ed era in compagnia di un’altra atleta…
«Il nuoto è stato molto caotico, non riesci ad avere la percezione di ciò che ti accade attorno, e ho impiegato un po’ a capire che stavamo andando via in due. In bici non ci siamo più girate facendo la prima parte da vero sforzo massimale. Ogni volta che ci veniva dato l’intertempo, il vantaggio aumentava come se da dietro si fossero rialzate e, in più, noi avevamo un accordo: ognuna doveva fare il suo massimo cercando di mantenere alta la velocità. Una volta scese dalla bici, ci siamo date una pacca sulla spalla come a dire “che vinca la migliore”». 
Olimpico o Sprint?
«Mi trovo bene in entrambi. Purtroppo, l’Olimpico viene organizzato sempre più di rado, ho meno occasioni per testarmi, e quindi nello Sprint ho più esperienza. Ma l’Olimpico è un tipo di gara che mi riesce piuttosto bene, più lunga e che mi permette di avere più tempo per trovare buone sensazioni». 
Come si è avvicinata al triathlon?
«Grazie a papà. Finita la mia carriera nel nuoto sincronizzato, non volevo abbandonare quel mondo e lui mi propose il triathlon. All’inizio fu una sofferenza, soprattutto tra bici e corsa. Poi è nata la passione, seppur a fuoco lento, e adesso… brucia ancora molto forte». 
Vive a Novara ma è un’atleta di Overcome, a Faenza. Come vi siete trovati?
«Ero alla ricerca di una nuova realtà dopo molti anni nella Dds, team di Milano. Alla fine del 2020, definiti i posti per l’Olimpiade, la delusione per la mancata qualifica mi avevo portato a pensare di abbandonare le distanze corte. Poi, grazie anche alla conoscenza di Mattia Ceccarelli, atleta Overcome, ho scoperto questa squadra. E così, ai campionati italiani, trovai l’occasione per scambiare due parole con Fabio Fabbri (team manager di Overcome, ndr) e da lì è nato un rapporto di collaborazione, amicizia e supporto».
Prossimi appuntamenti?
«Ci saranno ancora due gare. La prima, nel weekend in Corea del Sud, una gara di Coppa del Mondo su distanza olimpica. La seconda, in Giappone, sempre di Coppa del Mondo Sprint. Poi vedremo se la Federazione mi porterà alla finale del Mondiale. E in tutti questi appuntamenti verranno assegnati punti importanti per la qualifica per l’Olimpiade».