Triathlon, il faentino Alessio Grillini dal consiglio comunale alla gara più dispendiosa: «Ho due costole rotte e odio il nuoto, ma sono ancora qua»
Alessio Grillini, consigliere comunale per Italia Viva nel Comune di Faenza, è uno dei faentini che prenderà parte all’Ironman di Cervia. Ammaccato per colpa di un problema alle costole, sarà agguerrito al via di sabato mattina.
Grillini, come si prepara una gara massacrante come l’Ironman?
«Dipende dalle aspettative e dagli obiettivi che un atleta si dà. Se lo vuoi finire, indipendentemente dal tempo e dal risultato, la preparazione può essere anche più blanda. Ma se lo vuoi fare bene, provando a lottare con il cronometro e la classifica, la preparazione di un Ironman diventa una scelta di vita. Io mi alleno tutto l’anno, con metodo e preparazione rigorosa, spesso due volte al giorno incastrando le sedute in orari impossibili: all’alba, in pausa pranzo, la sera, di notte, quando riesci. In questo modo affronti la vita in modo diverso».
Qual è la difficoltà più grande?
«Non tanto la gara, ma soprattutto la preparazione. Dico sempre che il vero Ironamn non è quello che la corre, ma colui che la prepara al meglio. Anche saltare una o due sedute non è funzionale».
Da quanto si cimenta con l’Ironman di Cervia?
«Ho saltato il primo, poi ho sempre partecipato. Questa passione è cominciata come una scommessa, dato che venivo dal podismo e dalle maratone, e al debutto ho affrontata la gara come se fosse un gioco, impiegando più di 12 ore. Iniziai a imparare a nuotare in estate e comprai la bicicletta a luglio, quindi due mesi prima. Tra l’altro utilizzai una bici da corsa normale e non da cronometro. Da quel giorno mi sono innamorato e l’ho fatto anche all’estero. Quest’anno ho partecipato ai Mondiali a maggio: sono arrivato tra i primi 400 (su quasi 4.000 iscritti, ndr) pur avendo avuto il Covid poche settimane prima».
Che tipo di molla è scattata dopo il suo debutto a Cervia? Quanto tempo ha impiegato per appassionarsi?
«E’ subito diventata una sfida con me stesso, perché ho visto che avevo margine. E fino a quando lo avrò, proverò a vedere dove posso arrivare. Lo scoprirmi ogni volta, provando sempre a migliorare, mi ha dato energia: i miglioramenti sono la prima benzina. Devo dire che questa disciplina e questa preparazione ti portano a vivere in modo diverso».
In che senso?
«Tu sai che diventa una parte della tua vita: il benessere, l’alimentazione, dormire con regolarità, non fare stravizi. Vivere sano diventa una dipendenza. Oggi, se mi mangio un piatto di cappelletti, poi aggiungo vino o gin tonic, il giorno dopo mi sento ingolfato».
Cosa risponde a chi dice che è una vita “impossibile”?
«Sono sempre stato uno sportivo, ma fare l’Ironman è un’altra cosa. Capisci che non è una cosa così strana. Da fuori può sembrare una pazzia o un qualcosa di infattibile. Non è così. Non c’è nulla di impossibile».
Saprebbe indicare la cosa più bella e la cosa più brutta di un Ironman?
«A nuoto faccio abbastanza schifo, perché ho imparato tardi. E’ il mio punto debole e quest’anno correrò con due costole rotte, perdendo l’assetto corretto. La cosa più bella è l’adrenalina del traguardo, il tappeto rosso dell’Ironman, il nome annunciato dallo speaker. Ecco, è un’emozione unica, indescrivibile».
Qual è il suo obiettivo per quest’anno?
«Inizialmente era di diventare uno dei migliori italiani, l’anno scorso ho impiegato 9 ore e 39 minuti e sono stato il quindicesimo. Quest’anno volevo migliorare, poi c’è stato questo inconveniente delle costole rotte. Parto agguerrito, ma gestire il dolore non so come sarà».