Sport e disabilità, dal baskin al judo, tante esperienze positive fra Ravenna e Faenza

Romagna | 30 Settembre 2018 Cronaca
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Barbara Gnisci e Silvia Manzani - L’impresa di Alex Zanardi all’Ironman di Cervia, dove ha stabilito il record mondiale nella categoria atleti disabili, piazzandosi quinto tra i normodotati, riaccende i riflettori sul legame tra sport e disabilità. Un tema molto sentito anche in provincia di Ravenna, a giudicare dalle realtà che lavorano da moltissimi anni per abbattere barriere fisiche e mentali attraverso l’attività fisica. A Ravenna, a fare da pioniere, è stato il Centro Sport Terapia Judo Ravenna, presieduto fino al febbraio scorso da Tiziana Berti, poi scomparsa. È atteso proprio in questi giorni il rinnovo delle cariche: «In ottobre partiremo con le nostre proposte dedicate ai bambini e ai ragazzi con disabilità – ci spiegano – che non praticano solo il judo in senso stretto ma anche l’avviamento alla ginnastica e le attività in piscina. Dopo aver acquisito un certo livello di competenza, i nostri allievi passano ai corsi con i normodotati, nell’ottica di una reale integrazione. Abbiamo persone con disturbi dello spettro autistico, con la sindrome di Down, con difficoltà intellettivo-relazionali. Il nostro obiettivo è quello di farli muovere e socializzare, consentendo anche alle famiglie di uscire dall’isolamento. Oltre ad aggiungere nuove discipline, quest’anno vorremmo anche riattivare le uscite e le gite con i genitori, perché fare gruppo è utilissimo per rendere il gruppo ancora più affiatato». 

BALLI CONTRO L’ISOLAMENTO
Country, danza del ventre, tip tap e danze caraibiche sono alcuni dei «balli
socialmente condivisi» che le persone con disabilità possono imparare il mercoledì pomeriggio al Dojo di Ravenna e il lunedì e il venerdì nella sala del Bosco Baronio, sempre in città. Si tratta di due corsi, il primo organizzato dalla palestra, il secondo voluto da un’associazione di genitori, rivolti a persone con ogni forma e grado di disabilità: «Le mie lezioni– spiega  Monia Malpassi, 44 anni, ravennate, insegnante di ballo e laureata in psicologia – sono frequentate da persone con un’età compresa tra i 16 e i 60 anni, che presentano disabilità cognitiva, fisica, sindrome di Down e autismo. In una delle mie classi c’è anche una ragazza non vedente: prova tangibile che il ballo è per tutti. Lei si lascia trasportare dal ritmo e dalla musica». Durante le lezioni si spazia dai balli di gruppo a quelli di coppia e l’insegnante si fa guidare anche dalle inclinazioni dei partecipanti: «Alcuni, specie quando nascono delle amicizie o degli amori, preferiscono i balli di coppia. Le lezioni si rivelano essere delle occasioni per socializzare. Molte di queste persone, al di là dei centri diurni dove vanno la mattina, non riescono a incontrarsi altrove e quindi la scuola di ballo diventa un momento non solo per imparare a ballare, ma anche per stare insieme. Un modo per condividere».

LA PIEVE: DAL DODGEBALL AL WALKING
«Ci siamo rivolti al CSI (Centro Sportivo Italiano) di Ravenna nel 1999 per avere degli istruttori per i nostri ragazzi e da lì è nata una collaborazione che, negli anni, è molto cresciuta». A parlare è l’educatrice Gabriella Zivanov, una delle referenti delle attività sportive della cooperativa La Pieve di Ravenna: «Abbiamo iniziato con alcuni corsi di motoria per i disabili dei nostri centri e adesso organizziamo attività rivolte anche ad utenti che non fanno parte della nostra cooperativa». Tra le iniziative frutto di questa collaborazione c’è un corso di ‘dodgeball adattato’:«Abbiamo preso le regole di questo sport e le abbiamo adattate ai nostri ragazzi, creando un nuovo regolamento. Lo scorso 11 aprile si è svolto il primo torneo». Nella programmazione ci sono anche il Walking e il corso di attività motoria focalizzato allo sviluppo delle autonomie personali: «Si tratta – specifica l’educatrice – di attività ed esercizi creati ad hoc per i partecipanti e quindi possono cambiare in base all’utenza». Tutti i corsi sono tenuti da istruttori del CSI oppure dagli OSD (Operatori sportivi della disabilità): «Si tratta di una nuova figura che rappresenta l’anello di congiunzione tra l’istruttore sportivo e l’educatore, nata mediante alcuni corsi di specializzazione organizzati l’anno scorso». Un evento importante da segnalare è la giornata ‘Giocando senza frontiere’, che quest’anno, alla sua quarta edizione, si è svolta al campo scuola e ha attirato più di trecento persone con disabilità provenienti da tutto il territorio romagnolo.

A FAENZA I PIONIERI DELL'ASDD
Il mese prossimo festeggerà trent'anni di attività l'associazione sportiva disabili dilettantistica Faenza che propone nuoto, baskin e atletica a bambini e ragazzi con le difficoltà fisiche o intellettive più varie. «Il valore del nostro lavoro - spiega Cinizia Amorino, che segue il baskin, uno sport ispirato al basket e altamente inclusivo - è che le persone com disabilità trovano stimoli fuori dalla routine dei centri diurni e residenziali, imparano che cos'è allenarsi insieme e avere un obiettivo, si rapportano con i coetanei, si emozionano. Allo stesso tempo, i normotipici capiscono che cos'è un limite e riprendono in mano lo sport, magari abbandonato anni prima, e la sua importanza nell'ottica dell'integrazione». Sulla parte del nuoto, oltre ai tre pomeriggi settimanali in piscina, l'Asdd ha una convenzione con l'Unione della Romagna Faentina che consente di lavorare, spiega l'istruttore Andrea Albonetti, «con gli adulti dei centri e con gli alunni dalla prima elementare alla quinta superiore, che vengono accompagnati dagli insegnanti di sostegno». Sui bimbi dai tre ai sei anni, invece, si fa un lavoro motorio direttamente a scuola. Importante anche la parte di ginnastica e atletica, attività che include anche i disabili più gravi e l'agonismo.

LUGO: NEL JUDO TUTTI ALLA PARI
A Lugo è il Judo Club Lugo a occuparsi della questione: «Lavoriamo con la disabilità da oltre dieci anni – spiega il presidente Giulio Carone – organizzando corsi misti nei quali tutti vengono trattati alla pari. Per noi non c’è alcuna differenza tra un allievo e un altro, al massimo i nostri maestri prestano maggiore attenzione quando ci sono esercizi particolari». Il valore di tutto questo è prima di tutto umano: «A noi interessa la relazione. Poi non nascondo che si gioisce tanto quando arrivano certi risultati, come quelli raggiunti negli anni scorsi da Quamil Benedetti, che ha la sindrome di Down e Stefano Drei, che ha difficoltà cognitive».
 
 
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