Riccardo Isola - Questa è la settimana finale e decisiva. La commissaria Unesco, la slovacca Gordana Beltram, dal 21 e fino a domenica, sarà sul territorio per esaminare in prima persona il dossier della candidatura a patrimonio dell’umanità Unesco le evaporiti di gesso presenti da Reggio Emilia fino all’estremo lembo meridionale dell’Onferno riminese. Quindi anche l’area compresa all’interno del parco regionale della Vena del gesso romagnola. Un soggiorno che sicuramente non è vacanzero, visto che la commissaria visiterà i sette siti dal vivo, ma soprattutto perché si incontrerà con quelli che si definiscono stakeholder, ovvero i portatori di interesse, pubblici e privati, che in questi territori vivono e lavorano. E non in tutti i sensi e posti saranno rose e viole. Almeno non lo saranno nel territorio della valle del Senio dove la candidatura si è da sempre «scontrata» con la comunità del gesso che qui da 80 anni opera. Nello specifico si tratta della cava di Monte Tondo, di proprietà della multinazionale Saint-Gobain, che sembra sia stata messa sotto scacco da un punto di vista della possibilità di continuare a estrarre gesso, dai confini, cambiati in corso d’opera, dell’area naturalistica da tutelare proposta all’Unesco dal comitato tecnico scientifico (di nomina regionale ndr). Incontri che prevedono interlocutori istituzionali, amministrativi e socio economici alternarsi nel corso dei giorni. Venerdì, al pomeriggio, sarà la volta, del faccia a faccia tra la commissaria e le organizzazioni sindacali legate allo stabilimento e alla cava di gesso. Due saranno i sindacalisti chiamati a presentare le posizioni del mondo del lavoro, Roberto Martelli (Cgil) e Wanda Poggiali (Rsu). «Come richiesto - spiegano - ci è stato permesso di incontrare la commissaria. Per questo porteremo alla sua attenzione un dossier, in inglese, in cui sono espresse e chiarite le nostre posizioni che non sono assolutamente in contrasto con la filosofia di tutela del territorio come invece qualcuno vuole fare credere. Alla luce del via libera al confronto - sottolineano ancora i sindacalisti - non saranno organizzati presidi al di fuori della sede dell’incontro anche se crediamo che qualche persona, sia lavoratori che agricoltori, fuori ci potranno essere». Per le sigle «i lavoratori hanno dovuto gridare per troppo tempo la loro preoccupazione dinanzi la dimenticanza della politica, concentrata sulla candidatura e poco alla ricaduta sociale di questo dossier sorpesa». Per Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil al di là del confronto la richiesta al mondo della politica, soprattutto Provincia e Regione è chiara: «cosa stanno facendo realmente per salvaguardare il lavoro! Le istituzioni sono ancora interessate a trovare una soluzione o hanno deciso di chiudere la partita e di conseguenza, le estrazioni?». Infine il mondo del lavoro «non lasciando nulla di intentato, al fine di aprire, nei prossimi giorni, assieme agli enti locali, un tavolo di confronto politico che coinvolga tutte le istituzioni a far sì che si trovi una soluzione condivisa, mettendo al centro il tema del lavoro» ribadiscono la necessità che si trovi «una soluzione che tenga in equilibrio lavoro e ambiente senza distruggere l’economia di una vallata è possibile. Non abbandoniamo e non abbandoneremo - concludono - il lavoro e la dignità delle persone».