Ravenna, strage di uccelli nella Valle della canna. Ancisi presenta una denuncia alla Procura

Romagna | 05 Ottobre 2019 Cronaca
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Riferendosi alla strage di centinaia e centinaia di uccelli in corso nella valle e richiamato l'’esito degli esami di un loro primo campione che segnala la presenza del batterio Botulino, produttore di tossine di tipo C, possibile causa di una funesta epidemia, Ancisi, capogruppo di LpRa ha chiesto alla Procura di accertare se possa sussistere l'’ipotesi di “Disastro ambientale”. Detta più propriamente Valle Mandriole, questa valle rappresenta un patrimonio naturalistico inestimabile pari a circa 220 ettari , di proprietà (per parti distinte) del Comune di Ravenna e del Demanio pubblico. È gestita dall’Ente Parco del Delta del Po, nel cui territorio è situata. È sottoposta a vincolo paesaggistico secondo la legislazione nazionale, è classificata Sito di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS) secondo le direttive europee ed è parte della zona umida Ramsar “Punte Alberete e Valle Mandriole” secondo le convenzioni internazionali.

Ancisi afferma che questa strage può dirsi da lui annunciata, richiamando le tre interrogazioni rivolte al sindaco nelle estati tra il 2015 e il 2017 circa i danni ambientali, già allora verificatisi, che, supportate da tecnici ed esperti in materia e da un corredo fotografico, ne misero in evidenza le cause, suggerendo (invano) i possibili rimedi. “La questione, cronica da anni, fu sollevata da Ancisi già nel 2015 e 2016, con altrettante interrogazioni al sindaco. Ma si era a fine luglio, mentre quest’'anno il fenomeno è in atto, come allora, per circa un terzo della superficie, da fine maggio, in pieno periodo riproduttivo della fauna acquatica. Ne derivano dunque danni gravissimi alla riproduzione di tutte le specie nidificanti. Incombono anche pericoli sanitari, perché dalle deiezioni degli uccelli può generarsi, soprattutto in acque calde e poco profonde, il botulismo aviare, che ne causa strage per avvelenamento”.

Nell'agosto 2017 Ancisi presentò una formale denuncia di disastro ambientale al NOE (Nucleo Operativo Ecologico del Carabinieri) di Bologna e al comandante della Polizia provinciale (quale polizia ambientale ed ittica), allegando un video e 12 foto, pervenutemi tramite segnalazioni dei cittadini. Le condizioni drammatiche della Valle erano così riassunte: ‘Piccoli di Cigno che annaspano immersi nel fango, Carpe e Cavalieri d’Italia in pochi centimetri d’acqua, Garzette che si aggirano tra le crepe del fondale completamente essiccato. La fauna acquatica non esiste più. I pochi pesci sopravissuti sono facilmente ghermiti, ormai agonizzanti, dalle specie predatrici per cibarsene. Tutti gli uccelli migratori che dall'estremo sud d’Italia vanno verso Nord: Totani mori, Pettegole, Corrieri piccoli, ecc. ecc., che usavano la valle della Canna come sito di sosta e di alimentazione per poi ripartire, oggi vi trovano il deserto’ ”. Quella prima denuncia non sortì alcun effetto, a quanto si è saputo. Oggi la dimensione della strage e la possibile causa dell’avvelenamento ad opera del batterio Botulino hanno giustificato questa seconda denuncia, trasmessa direttamente alla Procura.
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