Ravenna, Sanità, la direttrice del Distretto Mazzoni: "Spingere sulle vaccinazioni"
Continuano ad essere giorni di lavoro intenso per Roberta Mazzoni, direttrice del distretto socio sanitario di Ravenna, Cervia e Russi, alle prese con i continui cambi di colore e con valutazioni che mutano di ora in ora.
Mazzoni, come è cambiato in questo ultimo anno il lavoro del Distretto?
«E’ cambiato enormemente, così come è cambiata la vita di tutti. Le nostre priorità sono state stravolte dall’emergenza: abbiamo dovuto imparare a gestire la pandemia, con relative conseguenze nei servizi. Il primo anno è stato quello della riorganizzazione dei servizi territoriali: il virus ci ha colto impreparati, era quasi totalmente sconosciuto. Abbiamo riorganizzato gli sportelli, i servizi sociali, i domiciliari, che non sono mai stati sospesi, e abbiamo trovato soluzioni alternative per il mondo della disabilità e per chi frequenta i centri residenziali e semi residenziali. Questo è stato possibile anche grazie ad una stretta collaborazione con la filiera, compreso il mondo della cooperazione che si è ripensato per fare fronte alle nuove esigenze. C’è da dire che la seconda ondata è stata particolarmente impegnativa a causa dei tanti focolai attivi nelle strutture per anziani, dal momento che ha richiesto anche un supporto psicologico per gli operatori a causa del forte coinvolgimento emotivo suscitato dai cluster che si sono registrati in queste strutture».
Qual è, ora, la situazione?
«Ora siamo in una fase nuova, vediamo la luce grazie ai piani vaccinali: gli effetti sono ottimi, in quanto a seguito delle vaccinazioni sono crollati drasticamente i positivi dentro le strutture per anziani. Al momento avremmo la necessità di accelerare il piano vaccini, ma le dosi sono ridotte e non ci consentono di raggiungere la piena operatività. In Ausl abbiamo disegnato un assetto che ci consentirebbe di vaccinare fino a seimila persone al giorno, ma al momento siamo molto al di sotto delle nostre potenzialità».
Con il lockdown le prestazioni specialistiche sono state sospese e si sono verificati problemi in particolare per le visite morfologiche. Qual è al momento la situazione?
«In quella fase l’attività specialistica era stata interrotta, fatta eccezione per le prestazioni in urgenza o in urgenza differibile e per quelle rivolte a particolari fasce di popolazione. La morfologica, però, non è mai stata sospesa, ma ha scontato un problema di offerta legata alla carenza di personale che ha coinvolto sia il reparto di Ostetricia che i consultori. Per questo tipo di prestazione c’è un lavoro di allineamento continuo tra offerta e domanda e abbiamo avuto un momento di difficoltà che ha creato disagi e disservizi: ora le agende sono state riallineate e abbiamo risolto il problema».
Come si preannunciano i prossimi mesi, cosa ci si aspetta?
«Abbiamo mantenuto attiva tutta l’organizzazione legata all’attività di tracciamento del virus: è stato confermato l’enorme investimento relativo all’attività di indagine epidemiologica di sanità pubblica proprio perchè l’andamento dell’epidemia non ci permetteva di poter modificare l’assetto organizzativo. Questo virus si combatte con questi mezzi, garantendo risposte in tempi di 18-24 ore dall’invio dei tamponi in laboratorio. E’ evidente che, nel momento in cui abbiamo giornate con 280 casi, ogni singolo positivo ha dai dieci ai dodici contatti, quindi significa avere in tracciamento circa tremila persone, di conseguenza il lavoro diventa immane. D’altra parte occorre spingere sulle vaccinazioni: i vaccini funzionano e i risultati si vedono e anche in casi in cui le persone si sono ammalate tra prima e seconda dose hanno permesso di non sviluppare la fase acuta della malattia. Un risultato straordinario che permette di mettere in sicurezza le persone lasciandole al proprio domicilio e che preserva gli ospedali. In questo momento l’auspicio è quello di avere presto a disposizione molte più dosi per intensificare la campagna vaccinale e frenare le pressioni che si stanno scatendando tra le caegorie». (fe.fe.)