Ravenna, Proni un anno da segretaria provinciale del Pd: "Lavoro duro ma positivo, teniamo unito il partito"
Samuele Staffa - E’ passato poco meno di un anno dall’elezione di Eleonora Proni, sindaco di Bagnacavallo, al vertice del Partito democratico della Provincia di Ravenna. Un periodo turbolento, che ha visto l’addio di alcuni pezzi preziosi del partito, andati a infoltire il Movimento democratico e progressista.
Qual è il suo primo bilancio di segretaria del Partito democratico?
«È una gran fatica ma anche un’avventura straordinaria. Non si può nascondere che la fase è difficilissima, ma vedere la quantità di persone che in questi mesi ha messo e continua a mettere passione ed entusiasmo, energia e intelligenza nelle attività del partito e nella vita politica, scegliendo il PD come strumento privilegiato per il cambiamento della società, fornisce una spinta e una motivazione alle quali non ci si può sottrarre. Quindi il mio bilancio è molto positivo. Ci tengo anche a dire che ho accettato questo incarico a termine e intendo rispettare l'impegno. Secondo me questo è il modo giusto di interpretare i ruoli di guida in un partito: impegno, spirito di servizio e alternanza».
E quali obiettivi si pone?
«Obiettivo principale è tenere insieme il partito e recuperare dialogo sociale. Per questo credo occorra puntare e investire sulla partecipazione. Più che le enunciazioni o i proclami, valgono le cose fatte: la campagna di ascolto e poi il congresso e le primarie. Un confronto vero, con le discussioni nei circoli, per decidere il segretario e la linea politica. Lo stile e il metodo sono fondamentali: non chiacchiere, ma discussioni con conclusioni di cui gli organi tengano conto. Noi pratichiamo la democrazia, su questo non prediamo lezioni da nessuno. Sulle questioni di merito invece mi limito a suggerire alcuni temi: la lotta alle diseguaglianze, l’Europa, la sicurezza e lo sviluppo economico. Vorrei che tutto il centrosinistra riuscisse a fare politica senza ragionare di problemi minuscoli e in termini di giorni, ore, minuti ma almeno di mesi o anni».
Come è andata col tesseramento 2017?
«Ad oggi siamo al 56% degli iscritti del 2016, con 186 nuovi iscritti e 137 recuperi. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno siamo a un più 10%, con alcuni circoli che hanno già superato il 100%: Bagnara, Brisighella, San Patrizio, Riolo Terme, Cotignola centro, il circolo del porto di Ravenna, Pisignano di Cervia, Sant’Agata sul Santerno. Questo non significa che non ci sia lavoro da fare sul recupero del rapporto coi territori, ma testimonia che il radicamento del nostro partito è ancora forte. Le feste de l’Unità rappresentano un’importante occasione per proseguire la campagna di tesseramento».
Da Vasco Errani a Gianandrea Baroncini, il PD perde pezzi importanti?
«Lasciamo stare i rimpianti, le ferite e le vicende personali e ricominciamo dai "fondamentali": la politica è la gestione delle cose comuni secondo un’idea e in base ad alcuni valori guida. Questa fase confusa dove tutti parlano solo di alleanze e di confronti tra persone non mi piace e credo piaccia poco a tutti gli italiani. Sarò all’antica, ma i personalismi mi interessano pochissimo e comunque vengono dopo. Prima vengono i contenuti. Bisogna ripartire dalla proposta programmatica: forte, sfidante, modernizzatrice, attenta alle persone in difficoltà, centrata sui diritti (che significa unioni civili o ius soli ma anche il diritto a vivere in una società prospera e il diritto al lavoro) capace di essere coinvolgente e interessante. Una piattaforma da costruire insieme. Insieme a chi? Alla maggior parte possibile, ma con chi ne ha voglia, chi capisce che la fase che attraversa la nostra parte di mondo è cruciale e drammatica».
Secondo lei il PD, in vista delle prossime elezioni, dovrebbe guardare a sinistra o al centro?
«Occorre guardare avanti e, soprattutto in politica, avere sempre la capacità di ricominciare. Riaprire dialoghi e ponti. Penso lo si debba fare, nonostante tutto, con tutti. Sicuramente con le forze politiche che si muovono nel perimetro del centrosinistra, però davvero ci vuole uno scatto di senso del bene comune mettendo da parte le rivalità e pensando che la sfida non è quella della rappresentanza ma del governo».