Ravenna, Leonardo Maltese, protagonista del nuovo film di Gianni Amelio, ora è sul set con Bellocchio

Romagna | 17 Settembre 2022 Cultura
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Federico Savini
«So che suona paradossale, ma quando faccio musica la sento talmente come una cosa “del tutto mia” che ho sempre addosso una certa tensione, anche davanti a un pubblico medio-piccolo. Invece nel cinema, anche se ho lavorato in grandi produzioni, sono più rilassato, è quasi come “prendermi una vacanza da me stesso”. Questo perché mi metto al servizio del film e del regista. E poi mi sento una specie di ‘studente fortunato’; con questi maestri sto imparando tantissimo, anche al di là delle aspettative». Che dovevano essere alte già in partenza, visto che parliamo di Gianni Amelio e Marco Bellocchio. E sono pochi quelli che, come Leonardo Maltese, hanno lavorato nel cinema con questi due giganti, per di più come prime esperienze. Il giovane attore ravennate interpreta Ettore ne Il signore delle formiche, acclamato film di Amelio nelle sale in questi giorni che rievoca la vicenda giudiziaria, drammatica e controversa di Aldo Braibanti, poeta e scienziato che negli anni ’60 venne accusato di aver plagiato un giovane, impersonato proprio da Leonardo Maltese. Uno che nel cinema è partito forte, ma coltiva anche altre muse, senza dimenticare la sua città d’origine.
«Di fatto ho lasciato Ravenna a 16 anni, nel 2014 - racconta Leonardo -, per finire dapprima le scuole superiori in Inghilterra e poi trasferirmi a Roma, dove ho studiato recitazione. Resto legato a Ravenna e torno piuttosto spesso».
Sei partito dal Teatro delle Albe?
«Sì, a Ravenna se ti interessa la recitazione incontri le Albe per forza, ed è una grande fortuna, parliamo di una realtà straordinaria. I primi laboratori li ho fatti con Matteo Cavezzali, e con lui anche i primi due spettacoli, poi ho lavorato direttamente con mafrco Martinelli nel suo Pinocchio. Molti ragazzi che si formano con le Albe poi rimangono a Ravenna, che è una città molto ricca culturalmente, ma io comunque dovevo trasferirmi e poi ho pensato di iscriversi a un’Accademia teatrale a Roma. L’incontro con Gianni Amelio è dell’anno scorso. Ho superato il provino e poi abbiamo girato d’estate, dopo la pandemia».
A proposito, come hai vissuto i due anni del Covid? Data l’età e il tipo di carriera non dev’essere stato facile…
«È stata durissima, infatti. Mi sono sentito abbandonato, impossibilitato a fare quello che volevo, oltre che squattrinato, ma quello lo ero anche prima... Tra l’altro ho anche un progetto musicale, Leo Fulcro, e con quello facevo molti concerti. Avrei dovuto suonare al Cisim il 1° marzo 2020, ma la pandemia ha fatto saltare tutto…».
L’esperienza sul set com’è stata?
«Splendida, anche perché non avevo proprio aspettative. Già passare il provino con Gianni Amelio mi aveva riempito di gioia, tant’è che solo sul set mi sono reso conto di che razza di macchina sia il cinema e di quanto si possa crescere in un ambiente simile. Amelio mi ha guidato in modo magistrale, crescevo di giorno in giorno, e con Bellocchio è lo stesso, al punto che in questo momento sono “ossessionato” dall’idea di imparare sempre più cose. Questi registi trasmettono grande energia e io tengo sempre presente che il film è soprattutto “loro”, a livello creativo, il che da un certo punto di vista mi rilassa e mi fa stare bene. Poi è stimolante vedere in scena i grandi attori. Luigi Lo Cascio arriva sul set con una sceneggiatura piena di appunti, lui ha in mente ciò che vuole e il suo contributo al film è anche creativo».
Conoscevi la vicenda di Aldo Braibanti?
«No, assolutamente, e la cosa che mi piace molto del film è che, certo, racconta una storia dura, la cui morale potrebbe sembrare ovvia, ma Gianni Amelio non vende facili certezze al pubblico. Il film sta andando molto bene e credo dipenda dalla sua forza. Dalle sale vedo le persone uscire coinvolte, alcune straziate, ma questo li porta a confrontarsi e parlare del film. Escono cambiati».
Con Bellocchio, invece, stai girando La conversione, altra storia drammatica, quella di un bambino ebreo che viene allevato come cattolico da Pio IX…
«È un altro progetto impegnativo e nel cast ci sono grandi attori come Fabrizio Gifuni e Filippo Timi, un’altra enorme occasione di crescita. Ma porto avanti anche il progetto musicale, nel quale come dicevo esprimo fino in fondo la mia personalità, quindi non è una cosa che prenda meno sul serio. Non vedo l’ora di fare un po’ di concerti in giro…».

La foto è di Claudio Iannone
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